venerdì 29 novembre 2013

Scrivere a quattro mani

(In collaborazione con Gisella Gerosa)

1. Voce mia
Per la quasi totalità degli autori scrivere è un’attività solitaria, individuale. Scrittori che intingono le proprie penne nello stesso inchiostro, redigendo i loro testi a quattro mani, sono rari come le mosche bianche. In Italia il duo Fruttero e Lucentini ha fatto epoca. E non poco clamore suscitò il romanzo ‘‘Porci con le ali’’, scritto in coppia da Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice.
Dev’essere un’esperienza particolarissima. Ne ho la certezza perché altrimenti non sarebbe tanto inusuale. Chissà come diavolo ci riescono, mi son sempre chiesto. Quando perciò lo scrittore Corrado S. Magro mi mise tempo fa in contatto con Gisella Gerosa, coautrice del romanzo ‘‘La panchina del parco’’, non ho affatto perso l’occasione di appagare la mia curiosità, sparandole la domanda che scalpitava sulla punta della mia lingua.
Ho ricevuto una risposta cortese, chiara e ricca d’umanità. Leggetela anche voi, ne vale la pena.

2. Voce di Gisella Gerosa
Venendo a quanto mi ha chiesto, sono coautrice del romanzo breve “La panchina del Parco”, scritto insieme all’amico professore di letteratura e poeta Vasco Pasqualini.
Vasco – professore valente, coltissimo cultore di poesia classica – rimasto vedovo una decina di anni fa, non si è più completamente ripreso dal dolore del distacco dalla moglie, alla quale dedicava tutti i suoi versi. Da sempre sono convinta che il percorrere la strada della narrativa sia anche un modo per acquietare le proprie sofferenze interiori incanalandole verso la costruzione di storie che possano donare al proprio dolore un nuovo significato. Per questo proposi all’amico Vasco di lasciare i suoi versi tristi e provare a scrivere insieme a me un romanzo che, partendo dai suoi vissuti, si sarebbe poi allargato a vicende e tematiche diverse, unendo ai ricordi un respiro di rinascita.
L’impresa non si è presentata semplice, tutt’altro. Unire quattro mani in una sola penna significa amalgamare due personalità, due menti, due modalità espressive, e ha comportato resistenze, discussioni e perfino scontri favoriti dalle differenze dei nostri due caratteri, tanto che in certi momenti abbiamo sfiorato la rottura; ma è poi sempre prevalso il desiderio di proseguire insieme questo narrare che prendeva connotazioni inattese perfino per noi stessi autori. Un’altra non lieve difficoltà è stata quella di amalgamare i nostri due diversissimi linguaggi (colto, riflessivo, drammatico, il suo; e il mio ironico, minimalista, emozionale). Scrivere in due significa creare un linguaggio condiviso, pur conservando entrambi la propria specificità. Mi sembra di poter dire che il risultato è stato positivo. Per Vasco questa prima esperienza narrativa è stata inaspettatamente felice, e per me è una conferma che raccontare, cioè creare e crearsi nuovi mondi, è qualcosa di profondamente affascinante. I nostri lettori si sono detti emozionati dal nostro romanzo... Cosa potremmo volere di più?



2 commenti: