Visualizzazione post con etichetta I rotoli dell'immortalità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta I rotoli dell'immortalità. Mostra tutti i post

venerdì 8 novembre 2013

Un festival dell'immaginazione

Il sangue, si dice, non è acqua. Neanche l’inchiostro lo è. Il sangue bisogna però avercelo, altrimenti il cuore non lo pomperà nelle vene, questo è il problema, e l’inchiostro bisogna saperlo usare.
Se si è scrittori la maledizione è dunque duplice. Deve, lo scrittore, saper scrivere e possedere quel talento – il sangue – che lo accomuni agli autori di razza. E i narratori di razza, come sappiamo, sono soltanto coloro che hanno la capacità di produrre scritti che si fanno leggere con gusto.
Tra costoro si annovera Pierluigi di Cosimo, come testimonieranno in piena sincerità tutti coloro che hanno apprezzato il suo primo romanzo, ‘‘I rotoli dell’immortalità’’. E’ da poco uscito il secondo, intitolato ‘‘Dove tutti i sogni finiscono’’, che ho avuto il privilegio di leggere ancor prima della pubblicazione su Amazon.
Il mio giudizio è netto. Il libro ti prende dalla prima all’ultima riga.
Le ragioni per cui ‘‘Dove tutti i sogni finiscono’’ mi ha letteralmente catturato si riassumono in due parole: è un festa della fantasia. I personaggi sono interessanti. E non mi riferisco solo ai due protagonisti, Pamela e Pietro, che io considero l’incarnazione dei nostri più profondi desideri, ma anche a Iupiter, ad Amos, a Don Marcello, alla Morte. Altrettanto interesse mi ha suscitato il tema, ossia il conflitto tra Eros e Thanatos, che a Pierluigi evidentemente piace affrontare, dato che lo si trova anche ne ‘‘I rotoli dell’immortalità’’. Lo sviluppo della trama, infine, con i suoi colpi di scena, è coinvolgente.
L’eroe e l’antieroe simbolici di ‘‘Dove tutti i sogni finiscono’’ sono la Vita e la Morte, Eros e Thanatos, che si fronteggiano e lottano sia su questa valle di lacrime chiamata Terra sia in un mondo parallelo. Di Cosimo ha in sostanza raccontato, a ritmo incalzante, una feroce battaglia di questa infinita guerra sostenuta dalla Morte contro la Vita.
Il romanzo, dunque, diletta e i temi sottostanti, nonché la conclusione concettuale (solo l’amore sconfigge la morte), fanno riflettere, senza contare il fatto, inoltre, che vengono toccate questioni che coinvolgono nell’intimo ognuno di noi, dando sfogo ai nostri desideri. Per esempio, c’è eros, c’è passione, ma non c’è pornografia. Né il tema dell’amore è liquidato con banalità, riducendolo a pura e semplice attrazione fisica, ma diventa, per Pietro e Pamela, il frutto di una lotta accanita e consapevole, il risultato di un impegno.
Mi è sorto perciò naturale il desiderio di rivolgere all’autore qualche domanda, giusto per dare una sbirciatina alla sua cassetta degli attrezzi.

Pierluigi, dove hai preso lo spunto per il romanzo?
Lo spunto è venuto dai miei quotidiani viaggi in metro per andare e tornare dal lavoro, osservando le persone che incontravo, niente di più. Infatti, l’analisi delle persone con cui Pietro si diverte a passare il tempo è stata la prima parte del racconto ad essere stata scritta. Tutto il resto non è stato costruito a tavolino, ma è venuto spontaneamente mentre scrivevo. Forse sono uno scrittore atipico, ma non scrivo in maniera lineare... scrivo pezzi qua e là che poi si agganciano da soli.

Anche la trama si è sviluppata da sola? Non ci hai messo il tuo zampino?
Sinceramente, come anche nel primo racconto, la trama è venuta da sé. Come ti dicevo, forse sono uno scrittore atipico, ma non mi piace imbrigliare la fantasia in uno schema definito, non inizio un racconto tracciando un percorso. Succede che ad un certo punto mi viene l’idea per un romanzo, e quello che scrivo spesso non è l’inizio, ma uno dei tanti episodi che si trovano al suo interno, poi mi limito ad osservare il resto del racconto che scorre come un film nella mia testa e metterlo su carta. E’ come se tutto il racconto fosse già nella mia testa, quello che mi limito a fare è andare avanti o indietro con la pellicola e osservare quello che succede.

E i personaggi? Sono stati loro a presentarsi da te o li hai creati tu?
I personaggi sono loro che si presentano man mano che iniziano la loro partecipazione nel romanzo. Ovviamente ci sono quelli più simpatici e quelli meno, ma io cerco di far amicizia con tutti, e di non condizionarli nella loro interpretazione. In fondo sono loro che si danno da fare nel racconto rendendolo avvincente, passionale, triste o allegro. Io mi limito a mettere nel racconto qualche comparsa qua e là, o ingaggiare il personaggio giusto per una certa scena. Insomma, come nel mondo cinematografico i bravi attori con la loro espressività e preparazione riescono a trasmettere forti emozioni con la loro recitazione, anche in un libro sono i personaggi che trasmettono al lettore le emozioni, quindi vanno trattati bene e assecondati nel loro recitare. In fondo un libro è come un film, anzi meglio.

Eros e Thanatos sono argomenti per i quali nutri un evidente interesse. Mi è lecito chiederti perché?
Certo che puoi chiedere, tanto non rispondo. Scherzo, ovviamente. Sai, penso che la vita di ognuno di noi è segnata da tanti piccoli accadimenti, tante piccole tappe, che ci segnano profondamente e attraverso le quali in base alle nostre scelte intraprendiamo una strada piuttosto che un’altra, ma ci sono due accadimenti, la vita e la morte, su cui non possiamo prendere nessuna decisione, non è una questione di scelta giusta o sbagliata, accadono e basta. Sono il limite inferiore e superiore di ogni essere vivente e dovremmo imparare a vivere meglio e preservare quel breve segmento che c’è in mezzo. Rispolvero una scena interpretata da Mr. X (Roberto) ne “I rotoli dell’immortalità”: Mentre era al volante della macchina, si ritrovò a giocherellare con una moneta, passandosela tra le dita, la fissò per qualche istante e ad alta voce disse, «nascita e morte, due facce della stessa moneta, e il sottile spessore della stessa, la vita che c’è nel mezzo». Inoltre l’amore, quello con la A maiuscola, è l’ingrediente necessario proprio per vivere appieno quel breve tratto della nostra esistenza tra i due estremi, spesso ce ne accorgiamo troppo tardi, presi come siamo dalla futilità del quotidiano. Quello che faccio nei miei racconti è semplicemente dare al lettore qualche spunto per ricordarsi di Amare.

Chi è il tuo lettore? Ti prefiggi o meno di raggiungere un determinato pubblico? Oppure scrivi per tutti?
In realtà scrivo per chiunque mi voglia leggere, per chiunque voglia passare qualche ora spensierata a vivere, come ho vissuto io, gli accadimenti scritti nei miei racconti. In primis scrivo per soddisfare il lettore che è parte di me. Chiunque leggendo i miei racconti è libero di provare semplicemente le emozioni vive del racconto, o trovare pensieri profondi nei concetti espressi o ancor più semplicemente occupare qualche ora leggendo. Non scrivo trattati filosofici, storici o politici, non mi prefiggo come obiettivo di far luce su misteri irrisolti, cerco solo di mettere su carta delle emozioni sperando che queste si trasmettano al lettore. Un pizzico di vanità non fa male.

Vanità? Quale vanità? Non ce n’è nei tuoi scritti. C’è solo abilità ed è per questo, credimi, che raggiungi il tuo scopo: trasmettere emozioni. Il sangue, appunto, non è acqua.







giovedì 28 febbraio 2013

L'immortalità dell'avventura


In ognuno i noi, diciamoci la verità, sprizza la scintilla dell’eroe avventuroso. Quanti di noi potranno infatti rinnegare la passione, a volte dichiarata a volte nascosta, in alcuni forte in altri debole, per il brivido che l’avventura – desiderata, bramata, sognata e, ahimé, raramente vissuta – sa regalarci?
Pochi, per non dire nessuno, rinnegheranno quella passione.
Ma la vita, si sa, è avara di desideri appagati. Quasi mai, pertanto, le nostre prosaiche esistenze assaporano le brillanti emozioni che vorremmo.
I libri, per fortuna, riescono tuttavia a darci ciò che la vita ci toglie. E nessuno oserà rimproverarmi, spero, se confesso d’aver letto di recente un romanzo d’avventure che soddisfa in pieno il bisogno di sentire sulla pelle i brividi di esperienze estreme.
Il suo autore è Pierluigi di Cosimo, il suo titolo ‘‘I rotoli dell’immortalità’’. Lo si trova, in versione elettronica, su Amazon.
Non mi è concesso, purtroppo, dilungarmi sulla trama, perché negherei il gusto della sorpresa a quanti volessero leggerlo dopo di me. Dirò solo che un anziano archeologo inglese, il professor Maurice, intuisce di ritrovarsi tra le mani le chiavi della sapienza e dell’immortalità e un’organizzazione occulta ma potente invia un proprio sicario, Mister X, a ucciderlo. Ma questo è appena l’inizio dell’intricata e appassionante vicenda i cui sviluppi ci mostrano una realtà sempre più amara man mano che ci si avvicina alla verità.
Di Cosimo, con prosa fluida e chiara, ci fa viaggiare dai Caraibi alla Puglia, dalla Puglia alla Grecia, dalla Grecia al deserto del Gobi, alla Gran Bretagna, alla Svizzera e, persino, alla mitica Agharti, dove vive una sotterranea civiltà d’esseri sapienti e immortali.
Non si creda ad ogni modo che il libro di Pierluigi di Cosimo sia soltanto un’abile costruzione di colpi di scena a non finire. Certo, la pirotecnica fantasia dell’autore si sbizzarrisce e nitrisce con magistrale vigore, i temi del libro sono però profondi e niente affatto asserviti al puro e semplice divertimento.
Non a caso, Eros e Thanatos costituiscono i veri protagonisti della storia, sia pure incarnati nei vari personaggi. E tra gli ingredienti troviamo l’amore filiale, l’amore paterno, come pure la passione amorosa tra uomo e donna. Non si pensi, inoltre, che l’eroe riuscirà a sconfiggere i cattivi senza pagare un alto prezzo. E neppure si pensi che la sua vittoria sarà assoluta. Perché l’eroe, l’individuo, non potrà mai smettere di temere la forza dell’organizzazione.
C’è sempre un Golia – lo stato, la mafia, le ideologie totalitarie – pronto a schiacciare Davide.