mercoledì 16 aprile 2014

Il senso del peccato

Che noi umani si abbia la capacità di far del male al prossimo è un fatto incontrovertibile. Può darsi benissimo che a tanti non importi un emerito fico secco, me ne rendo perfettamente conto. Invece a me la cosa provoca non pochi problemi e ho cominciato a rifletterci su.
Se si esclude il sadico, che gode a far soffrire gli altri e per il quale dunque la questione non si pone, noi comuni mortali siamo in genere portati a far del male sotto l’influsso di sentimenti come la rabbia, l’invidia, l’ingordo egoismo, la superbia o anche per reagire ai torti subiti.
Volenti o nolenti le cose stanno così e poiché tutto ha un prezzo, il più delle volte, se non addirittura sempre, quando coltiviamo pensieri peccaminosi o compiamo atti a danno di altri proviamo poi un pungente rimorso.
Il rimorso è la ferita che il peccato c’infligge.
Il rimorso non dà né allegria né felicità, tutt’altro. Ciò non significa però che sia un sentimento distruttivo. Chi ha la capacità di provarlo è una persona sensibile, una persona che non ha perduto il senso del peccato.
Se peccare ci rende infelici, se peccare suscita in noi il rimorso, a ben vedere abbiamo già la soluzione a portata di mano. Per sfuggire all’infelicità basta non peccare. Non che sia facile, per carità, non affermo questo. Però l’introspezione, ossia un onesto e pignolo esame di coscienza, riportandoci alla mente le nostre azioni vergognose, può aiutarci a correggere i comportamenti malsani e a sviluppare un efficace autocontrollo.
La vera espiazione del male recato agli altri consiste quindi in un processo di maturazione che ci conduce al dominio di noi stessi e a non ripetere gli errori commessi in passato. E la padronanza di sé, sottolinearlo non nuoce, consente di vivere in armonia con la propria coscienza e con gli altri esseri umani.
Sì, diciamola tutta, vincere le nostre debolezze ci rende gioiosi.



2 commenti:

  1. un tema ghiotto, pensi che io mi sentivo peccatrice da piccola perchè avevo chiesto di andare al bagno, quando nella realtà non avevo questo bisogno...poi in altri luoghi c'è chi ammazza persone, animali con una facilità estrema e senza sensi di colpa o perlomeno se ne avessero solo la metà della sofferenza che arrecava a me il mio piccolo peccato, sarebbero morti di terrore...non esiste il peccato esiste una coscienza stremata da un batti e ribatti di matrice religiosa...una coscienza libera sa scegliere senza farsi sensi di colpa, perchè mai farebbe qualcosa contro sè stessa

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    1. Già, una coscienza libera. Ma è possibile averne una senza un minimo di consapevolezza? Consapevolezza, intendo, che siamo capaci di far del male e soffrirne. Quella sofferenza, quel rimorso, può esserci utile a non far del male. A non far del male agli altri come a non farne noi stessi.

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