martedì 25 giugno 2013

Un tempo per demolire e un tempo per costruire

‘‘Per tutto c’è il suo tempo’’, dice l’Ecclesiaste, ‘‘c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo’’. E’ un’affermazione dannatamente vera, una perla di saggezza fra le tante di cui l’Antico Testamento è ricco. E’ però saggezza che non conforta. Se il tempo per demolire, nel quale viviamo, sembra non avere mai fine, conforto non c’è.
La domanda che ci assilla è sempre la stessa: s’invertirà il ciclo economico o avremo presto anche noi un tasso di disoccupazione pari a quello di Spagna e Grecia?
Rispondere è facilissimo. Sì, se le politiche economiche procicliche non verranno interrotte avremo pure noi livelli di disoccupazione spaventosi. Il debito pubblico infatti cresce e il reddito nazionale si contrae. La pubblica amministrazione è inoltre esposta per cifre ragguardevoli – c’è chi dice 140 miliardi – nei confronti dei fornitori.
Più debito pubblico significa più interessi da pagare, meno reddito prodotto vuol dire meno entrate fiscali. Con questi chiari di luna il vincolo di un deficit di bilancio del 3% in rapporto al pil, impostoci dalla Germania, andrà a farsi benedire. Per rispettarlo bisognerà tagliare la spesa e aumentare le imposte. Cioè continuare con le politiche economiche procicliche. L’arte dei pazzi.
Una speranza che la pressione fiscale non salga tuttavia esiste. E’ qualcosa che non dipende dalla nostra volontà. Dipende, diciamo, dagli imperscrutabili disegni del destino. Non è infatti escluso che la vigorosa economia tedesca possa buscarsi un bel raffreddore. Non dimentichiamo che il 40% delle esportazioni made in Deutschland è diretto verso gli altri paesi dell’eurozona. Poiché la medicina tedesca ha fatto ammalare i suoi migliori clienti, le loro esportazioni nell’area caleranno. E dal momento che le economie di Cina e altri paesi emergenti rallentano, è difficile ipotizzare che l’industria teutonica possa trovare in tempi rapidi validi sostituti alla gallina dalle uova d’oro ormai moribonda.
In questo caso Frau Merkel o chi per lei dovrà addolcire il rigore esercitato finora ai danni altrui, perché si vedrà costretta a sostenere la propria economia con politiche di bilancio più accomodanti, dando così il cattivo esempio alle cicale che non riescono a sottostare al vincolo del 3%, e si vedrà persino costretta a pagare tassi d’interesse maggiori ai sottoscrittori di bund.
Naturalmente, mal comune mezzo gaudio. Ma mezzo gaudio, nella migliore delle ipotesi, equivale a stagnazione. E dunque, il numero dei disoccupati smetterà forse di salire, tuttavia non inizierà a scendere. Affinché ciò accada sarebbe necessario attuare con vigore politiche economiche anticicliche. Ma un paese privo di sovranità monetaria, nonché appesantito da un debito pubblico di tutto rispetto, non potrà mai finanziarle.
E allora?
Allora niente. Il tempo per costruire è lontano. Stop. Mettiamoci l’anima in pace.



10 commenti:

  1. Gabriele, sono aspetti che se percepiti nella loro piena entità, provocano la pelle d'oca. Un' economia "dirigistica" con un'economia "sovvenzionata" stanno a mio parere alla base del disastro attuale. Non si sono sempre evoluti i migliori ma i più furbi.Gli arrivisti. Il principio dei vasi comuncanti funziona in fisica e ha lo stesso effetto sull'economia a cui viene imposto: Livellamento sicuro, crescita globale possibile ma incerta, e, attenzione, sempre "equamente(?)" distribuita, frenata quando viene collegato il prossimo vaso quasi vuoto. Visione semplicistica, dirai. Te ne dò atto, ma i risultati sono palpabili. Negli anni 80 scrissi e pubblicai alcune riflessioni sul futuro soggetto EU. Forse di ritorno dalle vacanze, in agosto, le tradurrò e te le farò avere (non ho più il file digitale). A distruggere poi si fa presto. A costruire si fa fatica e spesso bisogna prima radere al suolo per poggiare su nuove fondamenta solide. Se la Germania ancora tiene, lo deve perché la base del sui vaso è ben più larga delle altre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sollevi questioni, caro Corrado, che richiedono riflessioni approfondite. Sarebbe anche necessario uno studio attento e analisi empiriche, soprattutto quando accenni al momento negativo del ciclo economico ("frenata quando viene collegato il prossimo vaso quasi vuoto").
      In questo articoletto mi sono limitato a esprimere un'ipotesi, che a taluni apparirà paradossale. Se l'economia tedesca rallenta forse le politiche caratterizzate dal rigore si addolciranno, questo sostengo. In tal caso il nostro tasso di disoccupazione è probabile non raggiunga i livelli toccati da Spagna e Grecia. Insomma, se la crisi non viene contrastata da politiche anticicliche il massimo cui possiamo aspirare è la stagnazione. Ed è un'ipotesi, a mio modestissimo avviso, fin troppo ottimista.

      Elimina
  2. Certo Gabriele! Il comportamento anticiclico lo abbiamo spesso adottato in quei rami imprenditoriali dove una volta prestavo la mia opera da tecnico. Il contesto però era diverso.Non macroeconomico e quasi monolitico, ma frastagliato, e le possibilità di potere imprimere un ritmo diverso esistevano. I grandi capitali non si erano ancora chiusi a riccio. La tua ipotesi di stagnazione è veramente "fin troppo ottimista". Non dimentichiamo che abbiamo per decenni sperperato senza pertanto smettere al presente. Solo due nomi vhe mi vengono sotto mano: Cassa del mezzogiorno (nel passato), Ente forestale(in Sicilia) nel presente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non voglio fare la figura del fanatico keynesiano - in verità, non lo sono - ma la spesa pubblica, per chi la riceve, è un reddito, o comunque un'entrata. Neanche t'immagini quanti rimpiangono la Casmez.
      Naturalmente, hai toccato il rovescio della medaglia. L'intervento statale si traduce spessissimo in sprechi, ossia in una inefficiente allocazione delle risorse e nello spiazzamento a danno d'investimenti più produttivi (uso apposta il linguaggio un tantino ridicolo tanto amato dagli economisti). Tutto vero. Ma oggi il problema serio è la disoccupazione e ritengo che bisogna essere disposti a stipulare patti con il diavolo pur di creare un posto di lavoro.

      Elimina
  3. E' il minimo che può succedere a un paese governato da arraffoni, malati di sete di potere e senza amore di patria, io non mi stupisco più di niente...no, non è vero mi stupisco che invece di reagire restiamo a guardare! Sarebbe ora che prendessimo coscienza e ci svegliassimo o sarà davvero troppo tardi per invertire la marcia verso il baratro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'hai detto, Carmen, nel modo più chiaro e netto possibile: "Sarebbe ora che prendessimo coscienza e ci svegliassimo". Sì, sarebbe ora. Ma l'offerta politica a nostra disposizione rimane ancora in taluni casi stantia e in altri acerba e deludente.

      Elimina
  4. Beh...Per ciò che si può fare per tornare in positivo, è ridare a questo Paese, che tutti gli altri Paesi ci invidiano " clima vario, territori da vivere e visitare di ogni posto, il mangiare salutare e naturale della nostra terra, le belle tradizioni e popolazioni", è RIDARE e RITORNARE al suo splendore e la sua INDIPENDENZA dall' Europa! Esportiamo il nostro bel fare e saper fare " oggi si svendono e si derubano produzioni MADE IN ITALY storiche", abbiamo in tutto il Paese il più grande numero di Monumenti " ma senza ristrutturazioni di viabilità, di riqualificazione degli stessi", la più grande varietà di cibo con usanze antiche " ma senza che siano valorizzate...anzi svendute", abbiamo uno STATO FERMO sul NON FARE, proprio da chi dovrebbe solo accertarsi e migliorare il bene di QUESTO PAESE! Ma al loro denaro e ai loro affari non rinunciano, anche se DI FATTO NON CAPISCONO NULLA e cercano sempre un modo per AVERE IL MAGGIOR GUADAGNO, anche se a SVANTAGGIO DI TUTTI, solo per il LORO TORNACONTO e dei LORO AMICI! Qui qualcuno STA FACENDO LA DIFFERENZA! Ma se ci fissiamo su vecchie IDEE del PASSATO, ritenedo una bandiera il simbolo del fare, invece di chi oggi CERCA IN OGNI MODO di portare la voce del POPOLO E GIUSTIZIA verso un NUOVO MODO DI FARE POLITICA! Si! Parlo del MOVIMENTO 5 STELLE....quello che solo chi vi è ISCRITTO o VUOLE VEDERE....sa di cosa parlo. Ci sono testimonianze e relazioni TUTTI I GIORNI su VARI LINK di ogni genere a denunciare LO SCHIFO DI QUESTA POLITICA! Ma ogni giorno si legge e si sente in TV della POLITICA PD e PDL con il LORO SLOGAN DI ANNI " Stiamo qui per dare SOLUZIONI per il BENE del Paese (?)". Un pò come la storia dell'uscire dalla CRISI che è partita dal 2000 e poi andata AVANTI e RIPETUTA ad OGNI GOVERNO successivo! Tutta la DISINFORMAZIONE è LO STRUMENTO per tenere all'oscuro il POPOLO delle MACCHINAZIONI in PARLAMENTO che in questi giorni si sta vedendo, grazie alle DENUNCE del MOVIMENTO 5 STELLE! Per mia fortuna lavoro in un comune dove il NUOVO SINDACO è un 5 STELLE " gli stessi che hanno denunciato e fatto cadere il vecchio Sindaco LADRO e causa del DISASTRO ECONOMICO che HA CREATO"! Adesso ogni persona può decidere e dire di aver votato o non votato nelle ultime elezioni. Ma I FATTI CI SONO e si DOCUMENTANO OGNI GIORNO IN RETE!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho nutrito anch'io una forte simpatia per i cri cri, al punto che ho cercato di entrare in contatto con loro per conoscerli meglio, pur senza riuscirci. La vicenda della senatrice espulsa ha però gelato i miei entusiasmi.

      Elimina
  5. Smettere di costruire cattedrali nel deserto. Stimolare e valorizzare le risorse ambientali, naturali e produttive. Rendere attrattivo il lavoro. Frenare la corsa agli atenei e la caccia "AL POSTO": meglio un idraulico che sa lavorare che un dotto rincretinito o frustrato. Potremmo essere un Eden. Lavoro ce ne sarebbe a iosa. Un piccolo esempio: Come mai negli scaffali dei supermercati internazionali esteri abbondano gli ortofrutticoli spagnoli, oltre agli olandesi (cresciuti questi ultimi fuori suolo, nel cotone imbevuto di chimica e stimolati con GigaWatt di energia elettrica) e d'italiano poco e troppo caro?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella domanda. La risposta la ignoro. So solo che le arance buone e dolci le mangio solo quando mi trovo in Germania. In Italia devo accontentarmi delle pere rosse importate dall'Argentina. O dei fichi colti nel mio giardino.

      Elimina