sabato 22 giugno 2013

Lo stalinismo di grillo sparlante

In politica, come ampiamente noto, l’obbedienza dev’essere pronta, cieca e assoluta. Stando ai desideri di ogni gerarca di partito la parola d’ordine da imporre alle masse è una, sola e inequivocabile: credere, obbedire, combattere.
E’ così sia nei sistemi totalitari che in quelli democratici. Gli ordini delle gerarchie non si discutono. Nei sistemi democratici, però, mancando i campi di concentramento e non mancando invece una pluralità di partiti concorrenti, i gerarchi non possono contrastare un eventuale dissenso dei sottoposti ricorrendo all’eliminazione fisica. Uno spazio più o meno ampio alle critiche espresse all’interno della fazione viene perciò consentito. Non per niente i grandi partiti di massa si suddividono spesso in correnti, evitando in tal modo, se ci riescono, le scissioni e le diaspore.
Ma i cri cri, a quanto pare, preferiscono adottare il principio della tolleranza zero. Se fra loro qualcuno osa sollevare una pur minima obiezione all’operato di grillo sparlante non ha speranza alcuna di rimanere all’interno dell’associazione e viene immediatamente espulso.
Ciò è davvero fantastico.
Innanzitutto perché il movimento cri cri non è e non vuole essere un partito politico di vecchia concezione, bensì una libera associazione di cittadini. E si presuppone che fra donne e uomini liberamente associati si abbia la libertà di discutere e di partecipare alla definizione delle linee programmatiche da seguire.
E invece, nisba. Grillo sparlante decide e tu obbedisci. Sennò la porta là sta.
In secondo luogo, i cri cri si dichiarano favorevoli a introdurre nel nostro ordinamento ulteriori forme di democrazia diretta. Benissimo, qualunque liberale le auspica. Significherebbe accrescere le potestà del corpo elettorale e ridurre quelle in mano ai gerarchi di partito. Al loro interno, tuttavia, si applica lo stalinismo d’antan.
Mah.
Mi chiedo a questo punto quale debba essere lo stato d’animo di tanti loro elettori e di tanti loro eletti. Non buono, credo, non buono. Ciò che agli inizi sembrava una ventata d’aria fresca, capace di smuovere il nostro asfittico panorama politico, si sta rivelando una gelida corrente proveniente dalla Siberia.
Brr, Dio ce ne scampi e liberi.



8 commenti:

  1. Quando una ventata d'aria fresca, deve attraversare una discarica di merda, non potrà che arrivare in un modo solo dall'altro lato: inquinata.

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    1. Ma no, Giovanna, non necessariamente. Personalmente alcuni elementi del programma dei 5 Stelle non li condivido, riconosco però loro il pregio d'aver mostrato con forza il disgusto per i nostri inefficienti apparati politico-burocratici. Ciò che però trovo intollerabile è la loro intolleranza per chi non si piega, legato mani e piedi, al grillo-pensiero. Ed è in questo senso che definisco il loro un movimento immobile. La logica seguita da grillo sparlante è la stessa dei partiti di stampo totalitario. Chiamiamolo pure centralismo democratico, tanto per usare un eufemismo.

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  2. Sono d'accordo con i principi di base evocati nella risposta a Giovanna. Dissento su due aspetti: a)se ho sposato una causa, nel momento in cui non mi riconosco in essa,DEVO rimettere il mandato ottenuto dagli elettori e qui non ammetto deroghe. b) una critica, un dissenso DEVONO essere presi in SERIA considerazione se accanto viene indicata almeno una soluzione al problema. È un pricipio di management collettivo anche a sfondo politico sociale, se si vuole avanzare nella nuova direzione, intraprendere il sentiero migliore individuato da xy. Le correnti? Fino a che punto tollerarle? E quante? Se troppe, inquinano l'apparato e danno luogo a faide interne. Credo che in Italia ne abbiamo fatta esperienza. Eliminarle del tutto è impossibile. Evitare che si sputtanino a vicenda dovrebbe essere un principio etico.

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    1. E va bene, ci vuole anche disciplina e rispetto della parola data. Ma se si riceve una critica la si controbatte con le proprie argomentazioni, non si mandano le streghe al rogo. E per Dio, siamo uomini o caporali? (Modestamente, io sono un ufficiale. Uno di quelli con la mentalità da regio esercito, per giunta).

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    2. Certamente, dici bene Gabriele. Permettimi: Da qualsiasi parte provenga, da sopra o da sotto, è facilissimo puntare l'indice su "Questo non è giusto! Quello è sbagliato"! Ma cosa proponi al posto di...? È qui il punto! La critica creativa, equivalente alla scoperta di nuove risorse, di nuovi impulsi, di rassodare la funzione guida. È questo che ti concede il sacro diritto di essere ascoltato. Gli strateghi militari di successo ne facevano largo uso e tu lo sai. Buona domenica. Argomento interessante.

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    3. Certo, ma la politica è basata sulla chiacchiera e non è bene, nel senso che è controproducente, togliere la libertà di chiacchiera ai propri sodali e sostenitori, specie in un regime politico dove il voto è libero. Naturalmente, la parola è d'argento e il silenzio è d'oro, in particolar modo se si è vili e servili, però perdere le staffe per ogni scemenza che ti dicono suscita antipatia. La prima funzione del comando è l'esempio e un capo deve motivare ed entusiasmare la gente che è con lui. Convincere senza frusta.

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  3. A me sembra che il movimento cinque stelle, dopo gli entusiasmi del successo elettorale, si stia confrontando con i problemi di fondo che lo caratterizzano, primo fra i quali quello di fungere da contenitore per gente di diverso orientamento politico, tenuta assieme dal dissenso verso la "vecchia politica". Purtroppo l'idea della democrazia senza partiti è molto affascinante da raccontare agli elettori, quanto difficile da realizzare in pratica: i partiti di fatto esistono da quando è stata inventata la democrazia nell'antica Atene, proprio perché la gente la pensa in mille modi diversi. I partiti rappresentano in realtà una razionalizzazione degli orientamenti politici esistenti, non a caso è molto difficile trovare un solo elettore che si identifichi completamente nel partito che ha votato. Pertanto a mio parere vanno accettati come una cosa necessaria a fare in modo che la democrazia funzioni. Potranno non essere sempre gli stessi, potranno cambiare le idee, le persone ecc, ma, a farla in breve, esisteranno sempre una destra e una sinistra. Nel corso della storia tuttavia è saltata fuori più volte l'idea di realizzare una "vera democrazia" senza partiti, che rappresentasse i "veri interessi" del popolo. Il tentativo più serio e recente di realizzare tale sistema è avvenuto in Russia nel 1917 con i soviet degli operai, dei contadini e dei soldati. Si concluse, com'è noto, alcuni mesi dopo con la presa del potere da parte dei partito bolscevico guidato da Lenin. I soviet, nei quali i bolscevichi già dominavano da tempo, vennero svuotati di ogni potere serio e inquadrati nella struttura di uno stato a guida monopartitica.
    Si sa che dalla storia non impara mai nessuno, perché la gente ha memoria corta, però a volte studiando il passato, scopri che le tue idee "geniali" le aveva già pensate qualcun altro.

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    1. Sì, è così, le varie fazioni politiche devono poter esistere e concorre alle elezioni per ottenere i voti, se ci riescono. E i partiti, al loro interno, devono mostrare un minimo di elasticità, un minimo di flessibilità. Il partito di "un uomo solo al comando" prima o poi si sfascia. Guardiamo cosa è successo al partito del noto femminista. Nel 2011 si è spaccato a causa della diaspora di Fini e compagni (o camerati che fossero) e oggi si sta spaccando perché i ministeriali non hanno alcuna intenzione di far cadere il governo. Un capo lo si accetta, un padreterno in sedicesimo no.

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