domenica 17 marzo 2013

Con l'amaro in bocca, ridiamo


Cosa mai saranno queste Chiappe del Demiurgo, scritte addirittura con la maiuscola?
Nulla di trascendentale, vi avviso, ma qualcosa, a suo modo, di spirituale. Un simbolo visibile, tangibile e odoroso dello spirito dei nostri tempi.
Ossia la cacca, se mi è consentito usare il meno sgradevole degli eufemismi.
‘‘Le Chiappe del Demiurgo’’, oltre a dare il titolo al romanzo satirico di Corrado S. Magro (la S. sta per Sebastiano), denominano una costruzione marmorea progettata dall’architetto Analeto per conto dell’imprenditore, naturalmente di grido, Chiaculo.
L’edificio ha una forma corrispondente al nome.
Tra le chiappe, come inoltre sappiamo, trovasi lo sfintere, dal quale fuoriescono cacca e sonore flatulenze.
L’idea di costruirlo per installarvi la direzione aziendale, manco a farlo apposta, è venuta a Chiaculo durante una seduta mattutina sulla tazza del gabinetto. Capisce quanto possa essere geniale ricavare dalla cacca una filosofia imprenditoriale di successo, dato che l’intera società ormai vi si sbrodola, nella cacca, e parte lancia in resta per realizzare l’opera, riuscendo tra l’altro ad ottenere unanime ammirazione.
Il romanzo si legge d’un fiato, ma fa letteralmente rimanere senza fiato. Corrado S. Magro, siciliano che ha lavorato a lungo in nord Europa e vive ora in Svizzera, osserva con occhi feroci la nostra Italia e ne denuda gli aspetti grotteschi ovunque si trovino: nel mondo d’impresa, nella sfera politica, nel clero, nonché in quell’immenso carrozzone costoso e improduttivo di nome Unione Europea. Le sue pagine le si accosta quasi d’istinto alla pittura di Otto Dix e George Grosz, artisti che con i loro quadri e disegni tracciarono graffianti e tristi ritratti della Germania anni Venti.
Con prosa rigogliosa che però scorre come acqua di fonte, cioè limpida e fresca, ci racconta le ridicole vicende di personaggi i cui nomi, per esempio, suonano così: presidente del consiglio dei ministri Produsconi, vescovo Affettato, ingegner Chiapputo, signora Scuregiola, professor Di Gerendo, eccetera eccetera.
L’autore, il cui talento affabulatorio è indiscutibile, ha dichiarato d’aver scritto il libro per satireggiare ‘‘quella società votata in esclusiva a conseguire un grottesco successo che si rispecchia nell’egocentrismo e nel profitto come massima di vita e da qualunque parte esso si possa trarre’’. Ma a mio sommesso parere ‘‘Le Chiappe del Demiurgo’’ superano questo obiettivo, perché in verità il romanzo ci costringe a guardarci dentro e ad annusare, sperando che nulla di fecale arrivi ai nostri sensi.
Ridiamo, sì, ma con l’amaro in bocca.



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