Notti fa ho sognato mio padre. Lo sogno spesso, devo dire, e ogni volta al risveglio mi sento felice. E’ venuto a mancare da un quarto di secolo, ormai, ma gli sono sempre vicino e non passa giorno che non penso a lui.
Ma il sogno di alcune notti fa è stato diverso da tutti gli altri.
Era sera, imbruniva, e mi trovavo nel piazzale dell’azienda appartenuta un tempo alla mia famiglia. Aspettavo che mio padre uscisse dallo stabilimento per tornare insieme a casa. Mi si avvicinò mia madre, anche lei in attesa nel piazzale, e disse:
«Ma perché tuo padre tarda tanto? Vallo a chiamare».
Mi avviai verso la porta degli uffici e, proprio allora, ne uscì un uomo. Era corpulento, biondastro, tra i cinquantacinque e i sessant’anni e teneva in testa un berretto di lana di colore avana. Non lo conoscevo. Sembrava agitato, sconvolto.
«L’ho ucciso», disse. «L’ho ucciso, però non l’ho fatto apposta. Io non volevo, proprio non volevo».
Accanto a me un giovane bruno, forse un nostro dipendente, disse:
«Sarebbe il caso di andare a controllare».
Entrammo e salimmo le scale fino al primo piano.
«Vado a vedere di qua», disse il giovane e s’incamminò a sinistra lungo il corridoio.
Invece io aprii la prima porta, che si trovava proprio davanti a me, in cima alla rampa. Superata la soglia gettai un’occhiata a sinistra e non scorsi nulla. Guardai a destra e ai piedi della parete in fondo, con il fianco poggiato sul pavimento e la schiena contro il muro, giaceva mio padre. Era stato ucciso.
Il sogno mi ha molto colpito, è ovvio, senza però provocarmi alcuna angoscia. Non so interpretare i sogni e nemmeno ci provo mai. In questo caso, chissà perché, mi si è formata la convinzione d’aver compiuto – nella realtà, mica nel sogno – qualcosa che a mio padre non sarebbe piaciuta.
Quel giorno, in effetti, attraverso salaci messaggi di posta elettronica avevo un po’ preso in giro un mio editore. Il tizio mi ha pubblicato un libro stampandolo con un micragnoso corpo 11, ossia a caratteri microscopici, e lo ha messo in vendita a un prezzo esagerato. Volumetti del genere potrebbero sì e no vendersi in edicola a pochi soldi e non all’esoso prezzo di copertina da lui stabilito. Giudico la sua una totale mancanza di riguardo nei confronti dei lettori, oltre che una scelta tutt’altro che scaltra sul piano commerciale. Morale della favola, non perdo mai l’occasione di punzecchiarlo come meglio posso.
Be’, mio padre non avrebbe affatto apprezzato il mio spiritello vendicativo e, in vita, mi avrebbe rimproverato in tono deciso. Ecco perché da quel sogno, se a ragione o meno non importa, ho colto un suo rimprovero.
Comunque, ieri notte l’ho sognato di nuovo. Si chiacchierava amabilmente di cose allegre.