tag:blogger.com,1999:blog-47412192789430501412024-03-13T05:57:41.548-07:00Gabriele Damiani scriveGabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.comBlogger123125tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-59517865688909607212023-04-11T03:52:00.000-07:002023-04-11T03:52:41.700-07:00Aggrediti e aggressori<p> </p><p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Dal
24 febbraio 2022 folte schiere di politici (politicanti?),
intellettuali (intellettualoidi?) e giornalisti (scribacchini?) ci
ripetono a ogni piè sospinto che la Russia è
l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito. </span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Posta
tale premessa, i sullodati individui desumono sia giusto inviare armi
e soldi al governo di Kiev. Sarebbe cioè cosa buona e lecita
invischiarci in una guerra per procura contro la Russia. In altre
parole, sarebbe per noi perfettamente morale combattere con il sangue
degli ucraini.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">E’
però, il loro, un sillogismo del tutto fallace, nonché
più bucato di un colabrodo. Insomma, fa acqua da tutte le
parti.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Salta
innanzitutto agli occhi l’irrisolvibile problema dell’ossimoro.
La guerra è uno sporco mestiere e l’unica guerra giusta è
quella che non viene combattuta. La guerra è un’attività
criminale svolta dagli stati. Il paese attaccato si difende non per
ragioni etiche, ma in quanto costretto da una tragica necessità.
Soprattutto i suoi governanti, in caso di disfatta, ci rimetterebbero
la pelle o, se fortunati, la poltrona. Logico dunque che non si
arrendano. Enunciare l’esistenza di una guerra giusta è una
contraddizioni in termini, un dozzinale ossimoro, ed è
pertanto un’assurdità sostenere che sia moralmente
giustificato schierarsi al fianco dell’Ucraina.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">In
secondo luogo, il bue non può dare del cornuto all’asino.
Soltanto i cittadini della Città del Vaticano, della
repubblica di San Marino e della confederazione elvetica avrebbero in
teoria il diritto di solidarizzare con un paese aggredito. I loro
stati non ne hanno mai infatti aggredito militarmente un altro.
Purtroppo noi un simile diritto lo abbiamo ormai perduto. Nel 1999 la
repubblica italiana ha partecipato all’aggressione della Serbia e
nel 2011 a quella della Libia. Abbiamo inoltre inviato truppe
d’occupazione in Kossovo, in Afghanistan e in Iraq. Troppe corna
abbiamo sul capo per permetterci di muggire contro chi fa oggi quel
che noi abbiamo fatto ieri.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">E
poi, chi ha aggredito chi? Nel 2014 l’esercito ucraino, con il
supporto delle milizie neonaziste, ha aggredito le repubbliche
indipendentiste del Donbass, continuando senza sosta negli anni
seguenti con gli assalti e i bombardamenti. La stipula degli accordi
di Minsk avrebbe dovuto porre fine al bagno di sangue. Abbiamo
tuttavia saputo, sia per bocca di Angela Merkel, ex cancelliera della
repubblica federale tedesca, sia per bocca di François
Holland, ex presidente della repubblica francese, e sia per bocca di
Petro Poroshenko, ex presidente dell’Ucraina, che era tutta una
sceneggiata e l’unico vero scopo degli accordi era guadagnare tempo
per armare meglio gli ucraini. Ciò malgrado l’8 febbraio
2022 a Kiev il presidente francese Emmanuel Macron, durante la
conferenza stampa tenutasi a chiusura dei colloqui intercorsi con il
suo omologo locale Wolodymyr Zelensky, dichiarava che l’Ucraina si
diceva pronta ad attuare gli accordi di Minsk. Passate
ventiquattr’ore, Zelensky si rimangiava la parola. A quel punto il
governo russo riconosceva le repubbliche del Donbass e, ricevuta dai
capi delle due regioni autonomiste la richiesta d’aiuto, ordinava
alle proprie forza armate di intervenire nel conflitto il 24
febbraio.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Conclusione?</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">L’artefice
delle proprie disgrazie pianga se stesso. </span></span></span>
</p>Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-40206203743046168782022-08-02T02:03:00.000-07:002022-08-02T02:03:04.807-07:00Combatteremo fino all'ultimo ucraino?<p> </p><p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">La
guerra è uno sporco mestiere e l’unica guerra giusta è
quella che non viene combattuta. In altre parole, la guerra “etica”
non esiste. Mai le ragioni della guerra sono etiche, tutt’al più
potranno essere ideologiche. Per drammatica necessità, e non
per scelte di carattere morale, il paese aggredito ovviamente si
difende.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">I
combattenti hanno il compito di distruggere la vita e i beni del
nemico. La guerra è dunque un’attività criminale
effettuata dagli stati o, nel caso di guerra civile, da due fazioni
in lotta al loro interno.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Sgomberata
così la visuale da equivoci di stampo moralistico, chiediamoci
ora perché il 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato
l’Ucraina. I motivi dichiarati sono noti, per quel poco o niente
che valgono, come pure è noto l’elemento che avrebbe
impedito lo scoppio del conflitto. Se gli accordi di Minsk fossero
stati attuati, le truppe russe non avrebbero varcato i confini.
Sarebbe loro mancato il pretesto.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ma
il pretesto non è tutto e non basta a spiegare quanto
accaduto. Un altro infatti è il fattore decisivo che ha spinto
al passo estremo il Cremlino. </span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Quale?
</span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Semplice,
il declino dei tutori dell’Ucraina, gli Stati Uniti d’America.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"> <span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Nell’ultimo
ventennio gli Usa hanno inanellato una serie superlativa di fiaschi.
Nel 2001 hanno aggredito l’Afghanistan e quattro lustri più
tardi, con la coda tra le gambe, se ne sono dovuti tornare a casa.
Nel 2003 hanno aggredito l’Iraq e oggi a Bagdad governano gli
sciiti, per niente nemici di Teheran. Nel 2011 hanno aggredito la
Libia e adesso in Tripolitania troviamo i turchi, mentre in Cirenaica
si sono insediati i russi. Nel frattempo in Siria hanno tentato di
rovesciare il governo di Assad, però i soliti russi
gliel’hanno impedito. Nel 2014 hanno sostenuto la rivolta di piazza
Maidan e per tutta risposta i russi, senza colpo ferire, si sono
ripresi la Crimea. </span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Appare
dunque evidente che il mondo unipolare dominato da zio Sam dopo lo
sfacelo dell’Unione sovietica è durato lo spazio di un
decennio, non di più, e al suo posto nel nuovo millennio è
emerso e si sta ora affermando il multipolarismo.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Benché
sia assolutamente vero che oggigiorno gli Usa sono economicamente,
tecnologicamente e militarmente più forti di trent’anni or
sono, il loro peso relativo rispetto al resto del globo è
diminuito. Russia e Cina, una volta eliminata l’economica
collettivista e introdotta l’economia di mercato, sono cresciute in
misura maggiore, invertendo i rapporti di forza. Detto altrimenti, il
comunismo è morto, però la storia non è finita.
Anzi, ne è iniziata un’altra la cui musica non delizia le
orecchie americane. E come dargli torto? Si sente adesso nell’aria
risuonare la marcia funebre del declino Usa.</span></span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Date
tali premesse, l’esito del conflitto in Ucraina balza scontato agli
occhi. La sproporzione esistente tra i due contendenti riguardo alle
risorse economiche, militari e demografiche ci dice con chiarezza che
i primi a logorarsi saranno gli ucraini. Gli aiuti inviati dai paesi
occidentali non ribalteranno la situazione. Serviranno soltanto a
rendere più costosa la vittoria dei russi. </span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Né
le sanzione economiche infiacchiranno la Russia in maniera
apprezzabile. In primo luogo perché gode di una piena
indipendenza sia energetica che alimentare. In secondo luogo, troverà
con facilità per le proprie merci mercati di sbocco
alternativi a quelli occidentali. Gli effetti davvero salati delle
sanzioni li pagheranno i paesi d’Europa schierati contro Mosca.
Cioè noi. Del resto, le guerre costano, pur se combattute per
procura con il sangue degli ucraini.</span></span></span></p>Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-76057146038377403122020-06-25T02:34:00.000-07:002020-06-26T08:04:50.262-07:00Cosa vogliono i tedeschi<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Solo
una cosa vogliono i tedeschi, una sola.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Quale?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">I
soldi. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">E
dunque agiscono di conseguenza.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Esistono
soltanto due modi attraverso i quali una nazione può arraffare
quattrini da oltreconfine. Il primo consiste nel realizzare avanzi
della bilancia commerciale. Ossia, le sue esportazioni devono
superare le importazioni. Il secondo consiste nell'attrarre capitali
dall'estero in misura superiore a quanti ne escono.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Ma
questo, direte voi, è mercantilismo. Certo, è
mercantilismo. La Germania è una repubblica federale nonché
mercantilista. La strategia politica che persegue oggigiorno non è
più incentrata sulle conquiste belliche, come tentò
inutilmente in passato, ma nel dominio dell'Europa per mezzo del
mercantilismo. Chiamiamolo pure imperialismo mercantilista. E badate,
non si tratta di puro e semplice economicismo. E' imperialismo tout
court.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Si
diceva un tempo che la Germania del secondo dopoguerra fosse un
gigante economico ma un nano politico. Adesso ciò non è
più vero. Grazie alla riunificazione e al trattato di
Maastricht è diventata pure un gigante politico. Il gigante
d'Europa.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Come
un tale fattaccio possa essere avvenuto è noto. Innanzitutto,
i tedeschi possiedono un apparato tecnico scientifico di prim'ordine.
In secondo luogo, possiedono anche un apparato produttivo di
primissimo ordine. E' loro merito e non ci resta che ammirarli per
questo. O magari invidiarli, a voi la scelta. In terzo luogo i
tedeschi hanno ricevuto, non del tutto per colpa loro, una vera e
propria manna dal cielo, che però non si chiama manna ma si
chiama euro.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">L'euro,
si sa, equivale a un sistema di cambi fissi. In un sistema di cambi
fissi se un paese ha continui deficit della bilancia commerciale non
vedrà scivolare in basso il cambio della propria moneta. Il
cambio è fisso, appunto. Viceversa, il paese che registra
ripetuti surplus commerciali non vedrà affatto salire il
valore della sua moneta. In tal modo gli squilibri perdureranno.
Aggiustarli attraverso naturali oscillazioni del cambio non sarà
possibile. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Nell'eurozona
succede esattamente questo. Ecco perché per i tedeschi l'euro
è stato una manna. Se fossero rimasti al marco, per effetto
degli strepitosi avanzi commerciali di cui sono capaci la loro divisa
si sarebbe rivalutata e i prezzi delle loro merci, espressi in valuta
straniera, sarebbero aumentati, determinando una correzione degli
squilibri. Avrebbero cioè esportato di meno e, con ogni
probabilità, importato di più, poiché i prezzi
delle merci prodotte dagli altri paesi, espressi in marchi, sarebbero
scesi.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Stando
così le cose, i tedeschi sono pronti a tutto pur di rendere
l'euro immortale. Prova ne è che si sono inventati persino i
coronabond per finanziare il recovery fund. Non l'hanno fatto per
favorire quei paesi, tra i quali l'Italia, ridotti ai minimi termini
dal virus. L'hanno fatto perché il loro imperialismo
mercatilista glielo imponeva. In quanto la gravità della crisi
avrebbe addirittura potuto spingere qualche paese a fuggire dalla
gabbia dell'euro, per esempio tramite una moneta complementare come i
certificati di credito fiscale, sfasciando così il bel
giocattolo che arricchisce i tedeschi.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Ma
sono ormai diventati i padroni dell'Unione europea e la loro
strategia di dominio li obbliga a decidere per tutti e piegare gli
altri all'ubbidienza.</span></span></span></div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-7650156993905426402019-09-30T08:22:00.000-07:002020-06-02T00:47:20.708-07:00La questione europea<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">L'Unione
europea, a far tempo dal varo della moneta unica, è diventata,
per non poche nazioni che ne fanno parte, il problema politico
fondamentale. La questione è esplosa con drammaticità
nel 2010, quando venne imposto alla Grecia un martirio allucinante, e
si è poi aggravata di anno in anno. Da allora, solo individui
mentalmente ottenebrati riescono a ignorarne le cause e gli effetti.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Eppure,
per comprendere a pieno la situazione non servono indagini complesse
e barbose. Basta sapere quello che l'Unione europea è. Ossia,
una confederazioni di stati. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">L'Unione
europea è già – ripeto, è già – una
confederazione, cui gli stati membri hanno ceduto talune potestà.
Le principali delle quali sono il batter moneta e, grazie al patto di
stabilità e al successivo patto di bilancio (fiscal compact,
per chi ama esprimersi nell'idioma di Al Capone), porre vincoli ai
bilanci statali.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">In
siffatta confederazione la sovranità non appartiene al popolo,
bensì al consiglio europeo, il consesso cioè dei capi
di governo degli stati aderenti. Vi è sì un cosiddetto
parlamento, che è però un semplice simulacro, non
essendo infatti né un organo legislativo, né può tanto meno esercitare un reale controllo sull'organo esecutivo, vale a dire la
commissione. Il potere legislativo ed esecutivo appartengono al
consiglio, che li esercita appunto tramite la commissione, la quale
non è politicamente responsabile nei confronti del parlamento
(in altre parole, il parlamento non ne può votare la
sfiducia).</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Una
tale configurazione dei poteri rende la guida dell'Unione europea del
tutto simile a quella di un'alleanza militare, quale ad esempio la
Nato. In teoria, sia nella Nato che nell'Unione europea ogni stato
membro vale per uno. Ma in realtà non è così.
Nella Nato la volontà dello stato più potente, gli
Stati Uniti d'America, predomina sugli altri. E la medesima cosa
accade nell'Unione europea, dove la Repubblica Federale Tedesca,
stato demograficamente ed economicamente maggiore, pretende e ottiene
la tutela dei propri interessi anche e soprattutto a danno degli
altri stati membri. Specie ai danni di quei paesi, primo l'Italia, il
cui apparato produttivo può rivaleggiare sui mercati contro il
suo.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">A
questo punto è istintivo chiedersi se sia possibile
raddrizzare una situazione tanto squilibrata e foriera di contrasti.
Se il parlamento europeo divenisse un organo legislativo e la
commissione fosse politicamente responsabile nei suoi riguardi la
situazione migliorerebbe? </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Purtroppo
no, se non venisse contestualmente affidato al parlamento anche il
potere di modificare i trattati esistenti, inclusi lo statuto della
Bce, il patto di stabilità e il patto di bilancio. Ma la
Germania non consentirà mai che il parlamento acquisisca una
tale prerogativa, la quale rimarrebbe materia d'esclusiva competenza
del consiglio.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Un'altra
esile speranza ci verrebbe offerta da un ipotetico e auspicabile
incrinarsi dell'asse Parigi Berlino. Ciò dipende però
soltanto dalle scelte del corpo elettorale francese. Finora i
francesi hanno eletto presidenti, quali Sarkozy e Macron, che si sono
prodigati, da bravi lacché, per servire e onorare il padrone
tedesco, ricevendo in cambio la licenza di non applicare le rigide
regole di bilancio, il che è pur qualcosa.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Poiché
dunque la riforma dei trattati è al di là di ogni più
roseo orizzonte, per sfuggire al cappio al quale i tedeschi sono
riusciti ad appenderci non rimane che una e una sola soluzione. Vale
a dire, introdurre una moneta complementare.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Solamente
grazie a una moneta complementare come i certificati di credito
fiscale sarà possibile a) rispettare i vincoli di bilancio, b)
mettere in sicurezza il debito pubblico dagli attacchi speculativi,
magari riducendolo, e c) attuare un programma di lavori pubblici e un
abbassamento della pressione fiscale per accrescere l'occupazione e
invertire il ciclo economico negativo provocato dal governo
presieduto dal vetusto Monti Mario, il podestà forestiero.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">O
si farà così o avremo stagnazione e alta disoccupazione
perpetue. Alternative non esistono.</span></span></span></div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-15737017486478223022019-09-03T03:24:00.000-07:002019-09-07T00:26:16.318-07:00Il lato debole dei minibot<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Sarebbe
forse il caso che noi italiani si cominci a pensare sul serio al
futuro. Dobbiamo in buona sostanza chiederci se desideriamo o meno un
avvenire migliore. Vogliamo o no superare la dolorosa situazione
economica nella quale siamo impantanati? O preferiamo invece che il
tasso di disoccupazione si mantenga in eterno al di sopra del dieci
per cento?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">A
noi l'ardua risposta, non ai posteri.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">La
stagnazione di cui siamo vittime è lo strascico di politiche
economiche dannose (ve lo ricordate il vetusto Monti Mario, alias il
podestà forestiero?) imposteci dalla Germania per colpire il
nostro sistema produttivo e avvantaggiare così il proprio.
Sotto questo aspetto, il successo dei tedeschi è stato
mirabolante. Dal 2008 a oggi la produzione manifatturiera italiana si
è contratta di un quarto.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">E'
possibile uscirne? Sarebbe cioè davvero plausibile invertire
il ciclo?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Sì,
aumentando la spesa per investimenti e riducendo la pressione fiscale
sulle imprese.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Facile
a dirsi, obietterete voi, ma la spaventosa carenza d'investimenti
privati e gli assurdi vincoli ai bilanci pubblici pretesi dai
tedeschi, ossia dai padroni dell'Unione europea, rendono improbabile
sia la riduzione della pressione fiscale sia l'avvio di un vigoroso
programma d'investimenti pubblici che sopperisca alla mancanza di
quelli privati.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Verità
sacrosante. I trattati europei rappresentano un muro edificato per
volontà dei tedeschi contro il quale ci si schianterà
senza meno.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">E
allora?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Be',
la soluzione è una e una soltanto. Bisogna introdurre una
moneta complementare che ci consenta di aggirare o scavalcare il muro
di cui sopra.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Una
proposta in tal senso, come saprete, l'ha diffusa il deputato
leghista Claudio Borghi. I minibot, appunto. Si tratta, in teoria, di
un'idea impeccabile. In pratica, però, susciterebbe
contraccolpi esiziali. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">E
ora vi spiego perché.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">I
minibot, come indica la loro denominazione, sarebbero pur sempre
titoli del debito pubblico e, in quanto tali, andrebbero iscritti al
passivo del bilancio dello stato. Una voce negativa tanto per dire,
d'accordo, poiché sarebbero irredimibili e non frutterebbero
interessi. Ma è appunto qui che sorgerebbero le dolenti note,
in quanto uno dei modi con i quali si definisce la moneta a corso
forzoso suona proprio così. La moneta è un titolo
irredimibile che non frutta interessi.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">In
parole povere, i minibot sono assimilabili a banconote. E, com'è
noto, i trattati europei vietano agli stati dell'eurozona di stamparne. Se li
introducessimo, la Germania e i suoi accoliti ricorrerebbero
immediatamente alla corte di giustizia dell'Unione. Non serve certo
troppa fantasia per immaginare quale sarebbe la decisione della
corte. Ci troveremmo, da capo, al di qua del succitato muro e
avremmo, in più, salate sanzioni da pagare.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Per
fortuna, un'alternativa ai minibot esiste. Alludo ai certificati di
credito fiscale. Sarebbero moneta scritturale (o elettronica, come si
dice adesso) e andrebbero iscritti all'attivo del bilancio statale,
riducendo il deficit per un importo pari alla quantità anno
per anno emessa. Nessuna corte di giustizia potrebbe eccepire
alcunché sulla loro natura giuridicamente immune alle norme
comunitarie. Ai tedeschi, se li introducessimo, non rimarrebbe che
affogare la propria amarezza in una colossale sbronza di birra. </span></span></span>
</div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-57050509588813789732018-05-02T03:08:00.000-07:002018-05-02T03:08:37.015-07:00Il Movimento delle stelle cadenti<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Alle
elezioni regionali in Molise e in Friuli Venezia Giulia il Movimento
Cinque Stelle ha deluso, perdendo in meno di due mesi molti dei voti
ottenuti alle politiche del quattro marzo.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Il
motivo?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Semplice.
Gli elettori molisani e friulani hanno punito i Cinque Stelle perché
a Roma non sono stati capaci di formare un governo. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Il
loro capo politico, Luigi Di Maio, dando troppo ascolto ai consigli
del giornalista Marco Travaglio, ha infilato due vicoli ciechi. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ha
cercato prima di convincere il nuovo capo del centro-destra Matteo
Salvini a fargli da stampella, purché lasciasse fuori Forza
Italia, cioè uno dei partiti della coalizione guidata da
Salvini stesso. Poi si è rivolto al Partito Democratico, nella
speranza che l'ex segretario Matteo Renzi, dichiaratosi contrario sin
dal cinque marzo a sostenere un governo pentastellato, non contasse
più nulla, mentre invece è vero il contrario.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Luigi
di Maio ha cioè acceso due forni e si è bruciato. Se ne
deduce che è un pessimo panettiere.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Non
pago delle tante scottature, si è rivolto infine di nuovo a
Matteo Salvini. Stavolta per indurlo a chiedere, insieme a lui, un
immediato ritorno al voto, pregando il presidente della repubblica di
sciogliere le camere. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Una
richiesta, data l'aria che tira, poco astuta.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Innanzitutto,
il presidente non ha alcuna voglia di dargliela vinta. Almeno, non
ora. E poi, dopo quanto successo in Molise e Friuli Venezia Giulia,
come può illudersi l'onorevole Di Maio di raggranellare più
voti di quelli ricevuti il quattro marzo?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">In
conclusione, le stelle per un po' hanno brillato. Adesso cominciano a
cadere. </span></span></span>
</div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-2292972988242548252018-04-05T02:47:00.000-07:002018-04-05T02:47:50.696-07:00Il dilemma del Partito Democratico<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Esserci
o non esserci (al governo con i Cinque Stelle), questo è il
problema. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Dal
quattro marzo tale dubbio amletico tormenta il Partito Democratico.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">L'ex
segretario Matteo Renzi, cui va riconosciuto il non invidiabile
merito di aver condotto i suoi alla sconfitta, e il neo-iscritto
Carlo Calenda rispondono no. Altri esponenti, come Dario
Franceschini, Andrea Orlando, Michele Emiliano e Walter Veltroni
dicono sì.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">In
altre parole, il partito è diviso.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Una
chiassosa pletora di intellettuali e giornalisti di parrocchia, quali
Gianfranco Pasquino, Massimo Cacciari, Eugenio Scalfari, Marco
Travaglio, Peter Gomez e Antonio Padellaro, intravedendo un'affinità
elettiva tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, giacché
molti ex elettori del primo il quattro marzo hanno votato il secondo,
si battono per salire sul carro dei vincitori o, almeno, per fornire
l'indispensabile stampella a un governo Cinque Stelle.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ma
il Partito Democratico è diviso. Ossia, molti dei suoi
parlamentari appartengono alla corrente dell'ex segretario Matteo
Renzi e sono ancora pronti a obbedire agli ordini da lui impartiti. E
finché una tale condizione perdura il Partito Democratico non
è in grado di proporsi ai Cinque Stelle come valido alleato di
governo.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Diciamo
la verità, la sconfitta ha un gusto davvero amaro.</span></span></span></div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-43116856810426432362018-03-28T02:14:00.000-07:002018-03-31T19:42:46.011-07:00Le proposte economiche dei vincitori<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Movimento
Cinque Stelle e Lega hanno vinto le elezioni politiche del 4 marzo
2018 e non è improbabile che tocchi a loro formare il nuovo
governo.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Se
così fosse, quali concrete possibilità avranno di
realizzare i loro programmi?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">I
Cinque Stelle, come sappiamo, hanno promesso di elargire il
cosiddetto reddito di cittadinanza, in pratica un sussidio di
settecentottanta euro da versare mensilmente ai disoccupati. I senza
lavoro iscritti alle liste sono oggi in Italia circa due milioni e
novecentomila. Per accontentare tutti sarebbero quindi necessari
ventisette miliardi l'anno. Questo totale com'è ovvio cala se
si tiene anche conto della condizione patrimoniale e redditutale dei
disoccupati, che, qualora superi determinati livelli,
ridurrebbe l'importo del beneficio da riscuotere.
Comunque, una tale misura di politica economica avrebbe un impatto
significativo sui consumi e, di riflesso, sugli investimenti.
L'occupazione salirebbe.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">La
Lega vorrebbe invece introdurre un'aliquota lineare sull'imposta dei
redditi, pari al quindici per cento. Il mancato introito tributario
sarebbe per lo stato superiore a cinquanta miliardi, ma l'effetto sui
consumi, sugli investimenti e sull'occupazione sarebbe davvero
importante. Un autentico colpo d'ariete capace di invertire il ciclo
economico. Non va infatti dimenticato che le imposte eccessivamente
progressive inibiscono l'incentivo a investire, provocando effetti
sociali opposti a quelli attesi.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Insomma,
sia i Cinque Stelle sia la Lega propongono misure necessarie per
contrastare la stagnazione nella quale languiamo. Se venissero
attuate saremmo però immediatamente aggrediti dalla reazione
isterica della commissione europea, istigata da Berlino, che ci
rinfaccerebbe di gonfiare il debito pubblico e sforare il mitico
baluardo del tre per cento nel rapporto deficit/pil</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif; text-indent: 0.4cm;">. Ciò
perché tagli e trasferimenti di spesa non saranno mai
sufficienti a finanziare per intero i provvedimenti annunciati in
campagna elettorale.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">E
allora?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Be',
la risposta è semplice. Senza ricorrere a una moneta parallela
(biglietti del tesoro, certificati di credito fiscale, minibot) né
i Cinque Stelle né la Lega potrebbero mantenere quanto
promesso. Se andranno al governo dovranno dunque vedersela con i
padroni d'Europa, cioè i tedeschi. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Non
sappiamo chi alzerà bandiera bianca. Ma se non saremo noi,
vedremo i fuochi d'artificio. </span></span></span>
</div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-24395474967525218592018-03-22T08:24:00.000-07:002018-03-22T08:24:08.507-07:00Renzi sogna a occhi aperti<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">L'ex
sindaco di Firenze, nonché ex presidente del consiglio dei
ministri, nonché ex segretario del Partito Democratico, nonché
aspirante grande statista in aspettativa, senatore Matteo Renzi, ama
sognare a occhi aperti.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">La
batosta elettorale da lui incassata il 4 marzo 2018 gli ha fatto
completamente perdere il senso della realtà. Vagheggia un
futuro governo composto da Movimento Cinque Stelle e Lega che andrà
secondo lui a schiantarsi quanto prima nel più tetro degli
abissi e dalle cui ceneri risorgerà il Partito Democratico.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ora,
ammesso e non concesso che un tale governo nasca, evento al momento
niente affatto scontato, chi e cosa assicura che avrà con
assoluta certezza un nero futuro fallimentare? Certo, potrebbe
accadere, ma se Cinque Stelle e Lega introdurranno una moneta
complementare, come pare sia nelle loro intenzioni, realizzerebbero
con successo i loro programmi. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Lo
sconcerto di Macron e Merkel per l'esito del voto italiano già
prefigura una simile possibilità, temuta dai tedeschi peggio
della peste. In tal caso, infatti, per le politiche economiche
procicliche imposte agli altri paesi dalla Germania, per sé
tanto vantaggiose e per noi dannosissime, suonerebbe la campana a
morto. E questo Frau Merkel non lo vuole.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Renzi
perciò fa male a giocare il destino suo e del suo partito su
un fallimento solo ipotetico, e dunque niente affatto sicuro, di un
eventuale governo bicolore sorretto da Cinque Stelle e Lega. Per il
PD sarebbe invece più prudente appoggiare i Cinque Stelle
dall'esterno, evitando così che costoro si alleino con la
Lega. In tal modo, qualora i Cinque Stelle governassero male, il PD
scaricherebbe su di loro tutta la responsabilità, limitando i
danni, mentre se al contrario il governo funzionasse a dovere e
rilanciasse l'economia, ne condividerebbe i successi.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ma
Renzi, lo sappiamo, preferisce sognare a occhi aperti.</span></span></span></div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-33049115453748272852018-03-19T04:02:00.001-07:002018-03-19T04:02:53.783-07:00Cosa hanno chiesto gli elettori<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Il
4 marzo 2018 gli elettori italiani si sono espressi in modo chiaro.
Hanno premiato le forze sovraniste (Movimento Cinque Stelle, Lega,
Fratelli d'Italia) e punito i partiti europeisti (Partito
Democratico, Forza Italia, Liberi e Uguali).</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Ciò
non significa necessariamente che i sovranisti riusciranno a formare
un governo. Né va esclusa l'eventualità che si torni in
tempi più o meno stretti di nuovo al voto. Le incertezze sono
dovute sia all'attuale legge elettorale proporzionale che alle forti
divisioni esistenti tra i sovranisti. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">In
altre parole, non è detto che gli eletti riusciranno a
soddisfare le richieste espresse dalla maggioranza degli elettori.
Non nell'immediato, almeno. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">La
parabola degli europeisti è infatti discendente mentre quella
dei sovranisti è in ascesa. Presto o tardi, magari dopo una
nuova tornata elettorale, avremo perciò in Italia un governo a
guida sovranista.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Dobbiamo
rallegrarcene?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Sì,
perché quel che i votanti esigono è tanto necessario
quanto razionale. Desiderano semplicemente che le politiche
economiche procicliche imposteci dall'Unione europea a trazione
tedesca vengono sostituite da politiche di bilancio anticicliche che
sostengano i consumi e gli investimenti, riducendo così la
disoccupazione. Ed è appunto quello che i sovranisti, nei loro
programmi elettorali, hanno promesso di realizzare.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Gli
scettici ritengono che robuste misure anticicliche non siano
attuabili. I mercati, o per meglio dire le banche francesi e
tedesche, nonché la commissione europea riusciranno a
impedircelo.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Tali
critiche sarebbero fondate se mancasse lo strumento tecnico che
consentirà di aggirare gli ostacoli.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Quale?</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">La
moneta complementare. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Le
proposte in campo (biglietti di stato, certificati di credito
fiscale, minibot) non mancano e i sovranisti ne sono ben consapevoli.
Grazie alla moneta complementare sarà possibile sganciarsi
dall'euro senza formalmente uscirne attraverso una conversione, che
avrebbe invece effetti letali.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;">Non
resta dunque che avere un po' di pazienza e attendere il maturare
degli eventi. Le catene che ci inchiodano alla crisi economica stanno
forse per spezzarsi.</span></span></span></div>
<br />Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-75933009727414797332017-08-31T02:10:00.000-07:002018-01-07T08:24:54.233-08:00Articolo uno, primo comma<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
primo comma della nostra carta costituzionale, assurto ormai a vero e
proprio totem, recita: ‘‘L’Italia è una Repubblica
democratica fondata sul lavoro’’.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Esprime,
almeno così sostengono i ben informati, il cosiddetto
principio lavorista. Un principio di cui c’è poco d’anadar
fieri. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Per
due ragioni.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">In
democrazia l’elemento decisivo è rappresentato dalle potestà
politiche dei cittadini. La democrazia è formata da
cittadini-elettori, i quali scelgono con il voto chi, per un periodo
determinato, debba governarli, essendo la democrazia né più
né meno che un sistema nel quale il potere di governo si
conquista attraverso la competizione elettorale. Il principio
lavorista riduce invece il cittadino a semplice produttore, a
cittadino-lavoratore. Questa è la prima ragione.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">La
seconda è addirittura peggiore.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
principio lavorista fu uno dei cinque vessilli dottrinali del regime
fascista (gli altri quattro furono: il principio totalitario, il
principio della superiorità etica dello stato, il principio
corporativo e il nazionalismo bellicista).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Nel
primo convegno sindacale di Bologna, tenutosi nel gennaio del 1922, i
sindacalisti fascisti fissarono cinque punti programmatici, il primo
dei quali ratificava appunto il principio lavorista, descritto nei
seguenti chiarissimi termini:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;">“<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: small;">Il
lavoro costituisce il sovrano titolo che legittima la piena ed utile
cittadinanza dell’uomo nel consesso sociale”.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Quel
convegno, inoltre, nominò segretario generale della
Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali Edmondo
Rossoni, un sindacalista rivoluzionario che aveva aderito al
fascismo, il quale sosteneva la necessità di superare il
principio proletario e attuare il principio lavorista, perciò
i proletari dovevano essere definiti lavoratori e i padroni
dirigenti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
principio lavorista, sia detto per inciso, era perfettamente
funzionale al principio corporativo, in base al quale le
organizzazioni di categoria, sia quelle dei prestatori d’opera come
anche quelle dei datori di lavoro, diventavano componenti strutturali
dello stato.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Per
amor di verità dobbiamo riconoscere che i fascisti diedero
concreta attuazione al principio lavorista.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Con
la legge 3 aprile 1926 sancirono l’efficacia erga omnes dei
contratti collettivi di lavoro (norma supinamente recepita dal quarto
comma dell’articolo trentanove della costituzione repubblicana
entrata in vigore il primo gennaio 1948).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Con
la carta del lavoro approvata il 21 aprile 1927 dal gran consiglio
del fascismo sancirono tra l’altro le ferie retribuite, l’indennità
di fine rapporto e, per la risoluzione delle controversie,
riservarono la competenza alla magistratura del lavoro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Con
regio decreto 23 marzo 1933 diedero vita all’Istituto nazionale
fascista per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (oggi
Inail).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Con
regio decreto 27 marzo 1933 diedero vita all’Istituto nazionale
fascista della previdenza sociale (oggi Inps).</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br /></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">La
morale della favola è chiara: il fascismo ha lasciato un solco
profondo nella cultura politica e sociale del nostro paese, benché
gran parte di noi ne sia inconsapevole. Tanto profondo da permeare la
nostra legge fondamentale. Per chi come me condivide gli ideali
liberali non resta che provare un amaro sconcerto.</span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-84049118091187966812017-01-19T07:11:00.000-08:002017-01-19T07:11:32.053-08:00"Hanno ammazzato il Guercio", noir di Patrizia Morlacchi<div align="JUSTIFY" style="font-weight: medium; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;">Patrizia
Morlacchi, l’autrice di ‘‘La tela di Santa’Agata’’, un
avvincente giallo dalle garbate tonalità pastello, ci
sorprende ora con un noir dai densi risvolti sociali e il pensiero,
impossibile negarlo, corre subito a Leonardo Sciascia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: medium; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;">Il
nuovo libro s’intitola ‘‘Hanno ammazzato il Guercio’’,
incluso nella prestigiosa collana ‘‘Italia Noir’’ del gruppo
editoriale ‘‘La Repubblica-L’Espresso’’, sarà in
edicola dal 23 gennaio. Per saperne di più ascolteremo adesso
la viva voce della scrittrice.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-weight: medium; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman;"><span style="font-size: small;"><b>Allora,
Patrizia, può dirci qualcosa del suo ultimo romanzo?</b></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In
“Hanno ammazzato il Guercio” compare di nuovo il Commissario del
mio precedente romanzo e cioè Eraldo Sparvieri che, per una
non meglio precisata incompatibilità ambientale, costretto a
chiedere il trasferimento dalla località in Salento dove
prestava servizio ad altro luogo, si ritrova in Molise, in una
cittadina immaginaria che si chiama Corniola.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Sparvieri è
molisano d’origine. I suoi genitori erano molisani e lui stesso è
nato in Molise, ma si è trasferito a Roma da bambino. I suoi
ritorni in regione erano così legati alle lunghe vacanze
scolastiche dei mesi estivi quando tornava nel paesino d’origine a
stare con i nonni. La sua visione di questa terra è stata, in
conseguenza, fortemente influenzata da queste circostanze. Per lui il
Molise è un mondo semplice, bonario, familiare e affettuoso.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Appena arrivato
nella sede di Corniola, però, accade il fattaccio: il
Commissario si imbatte nel cadavere di un “incaprettato”, una
modalità di omicidio legata ad un mondo mafioso del tutto
estraneo alla terra in cui avviene. Come mai?</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">La vicenda si dipana
via via alla ricerca di una giustificazione per il tipo di esecuzione
criminale, all’individuazione del movente e dell’assassino
attraverso un’inchiesta che porta alla luce uno scandalo politico.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">A causa di questo
imprevisto sviluppo, Sparvieri si trova costretto a indagare nei
rapporti sociali di Corniola e a ricomporre il “suo” Molise, una
visione per certi versi deformata dall’infanzia, con la realtà
dell’oggi che, nel trascorrere degli anni, ha modificato
economicamente e sociologicamente questa terra.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Accanto a Spavieri
sua moglie Vera, milanese che, nonostante il matrimonio, continua a
vivere e a lavorare nella sua Milano in modo tale che la loro vita a
due si frammenta in lunghe e frequenti pause senza, tuttavia,
incrinare un rapporto ricco e intenso.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: small;"><b>E adesso, se non
siamo indiscreti, ce le sussurra due parole su di sé?</b></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">La fatica di
Sparvieri, nel riadeguare l’immagine dei suoi ricordi giovanili con
la realtà, si sovrappone, per certi versi, al processo
conoscitivo che ho dovuto io stessa compiere quando sono venuta a
vivere in questa Regione. </span>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Io, infatti, sono
lombarda – lombarda DOC - e sono venuta a vivere in Molise dopo
essermi sposata con un molisano conosciuto in India, ormai più
di trent’anni fa.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Non avevo conoscenza
di questa terra prima di trasferirmi qui e nemmeno, in generale,
avevo conoscenza del meridione d’Italia, se non per sporadiche gite
turistiche di pochi giorni.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">All’inizio di
questa mia nuova e intensa esperienza di vita, ho colto soprattutto
proprio gli aspetti più positivi di questo Sud e cioè
la sua ospitalità generosa, la sua bonomia, la cortesia, la
disponibilità umana e la tolleranza.</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span lang="it-IT">Doti
di grande rilievo morale ed espresse in modo così spiccato
che, messe a confronto con la freddezza nordica, la poca indulgenza
verso il prossimo e lo spiccato senso del “resoconto” per quasi
ogni relazione umana, in una visione quasi “ragionieristica”
dell’esistenza (cosa me ne viene/cosa mi costa), mi facevano
sentire in difficoltà con la mia “<i>lombarditudine</i>”,
una parola che mi sono inventata per coniugare il senso lombardo
della vita e insieme il senso di solitudine che la distingue, almeno
di quella Lombardia che io ho lasciato oltre trent’anni fa e che è
anch’essa distante e diversa dall’oggi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">E’ stato con lo
scorrere del tempo che mi sono resa conto che, accanto alle sue
indubitabili virtù, il Molise coltiva anche un’abitudine
all’accettazione del destino che gli si impone, una scarsa
raffigurazione del proprio futuro, una indolenza neghittosa a reagire
che può essere considerata, nell’immobilismo che ne deriva,
anche una sorta di complicato cinismo, di non facile decifrazione
soprattutto dal punto di vista di certe virtù lombarde come
sono un pragmatico razionalismo, l’inclinazione per la verità
soppesata, un pessimismo operoso, una certa insofferenza per
l’approssimazione e l’irresponsabilità.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Da qui, attraverso
Sparvieri, cerco di comprendere e capire un mondo solo in apparenza
semplice scrivendo una storia da cui – spero – possa trasparire
l’amore che ho per il Molise che è, forse, la vera ragione
d’essere del romanzo stesso.</span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br />
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 100%; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;">Grazie, Patrizia
Morlacchi. I lettori del suo ultimo romanzo sapranno di sicuro
apprezzare la sua sensibilità, come donna, e l’abilità
tecnica come scrittrice.</span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-23334721145761847412016-10-26T03:23:00.000-07:002016-11-01T01:50:47.895-07:00Il declino americano, dopo l'apoteosi<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
nove novembre 1989 crollò il muro di Berlino.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Tredici
anni prima, il nove settembre 1976, era spirato Mao Zedong, notissimo
dittatore cinese.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Questi
due eventi, insieme, hanno causato la morte delle dottrine economiche
marxiste e, allo stesso tempo, il sorgere di un equivoco.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Lo
sfacelo dell’impero sovietico e la conseguente fine della guerra
fredda spinse infatti a credere che al sistema bipolare,
caratterizzato dalla pluridecennale contrapposizione dei principali
antagonisti, cioè Urss e Usa, ne sarebbe subentrato un altro
dove un’unica superpotenza, gli Usa, avrebbe svolto il ruolo di
gendarme del mondo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Tale
previsione politico-strategica, così come dimostrato dalle
recenti crisi ucraina e siriana, si è rivelata del tutto
infondata.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Le
ragioni?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Economiche,
in prevalenza, e non è male gettarci uno sguardo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">A
partire dal 1976, defunto Mao e liquidata in un lampo la banda dei
quattro, costituita da ferventi seguaci delle perniciose bizzarrie
maoiste, la Cina, sotto la guida di Deng Xiaoping, straordinario e
pragmatico riformatore per il quale il colore dei gatti non aveva
alcuna importanza – bianchi o neri, l’importante era che
acchiappassero i topi – intraprese un luminoso percorso di vigorosa
e velocissima crescita economica, fino a diventare quello che è
ora. Ossia, la seconda potenza economica del globo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Ma
che cosa, in pratica, Deng Xiaoping fece?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Nulla
di straordinario. Buttando alle ortiche le dottrine economiche
marxiste, disincagliò il suo paese dalle secche dell’economia
pianificata e v’introdusse prassi e istituzioni dell’economia di
mercato, inclusa la volgarissima e diabolica proprietà
privata. Scusate se è poco.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Tutto
ciò, né più né meno, si sarebbe ripetuto
anche in Russia una volta crollato il muro di Berlino, sebbene a un
ritmo più lento.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">E’
difficile immaginare che Deng abbia mai letto gli scritti di Ludwig
von Mises e di Friedrich von Hayek, due economisti liberali esponenti
di prima grandezza della scuola austriaca. Con ogni probabilità
si è limitato a seguire il proprio buonsenso e l’esperienza
personale. Va comunque ricordato, tanto per dare a Cesare quel che è
di Cesare, che furono Mises e Hayek a spiegare i motivi per cui
un’economia pianificata, allorché tutti i mezzi di
produzione sono detenuti nelle mani dello stato, non potrà mai
produrre più ricchezza di un’economia di mercato.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Saremmo
tutti istintivamente propensi a ritenere che l’economia pianificata
sta all’economia di mercato come la razionalità sta al caos.
Ma in realtà è il contrario. Per quanto i pianificatori
possano essere abili e competenti, non disporranno mai delle
specifiche conoscenze, né delle intelligenze e dei talenti in
possesso a una miriade di operatori l’un l’altro concorrenti,
ognuno dei quali decide e agisce autonomamente, tenendo però
d’occhio l’andamento dei prezzi e adattandosi di continuo alle
mutevoli condizioni per non soccombere.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">L’operare
in regime di concorrenza ha come effetto generale tanto una più
intensa crescita della produttività quanto il moltiplicarsi
delle innovazioni, a una cadenza impensabile in un regime
pianificato, dove il movente del profitto non trova spazio.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">In
conclusione, i gatti di mercato acchiappano più topi e
producono più ricchezza dei gatti colletivisti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
passaggio via via avvenuto dei paesi ex satelliti dell’Urss alla
Nato ha rappresentato la prova tangibile dell’apoteosi americana.
Ma nel frattempo anche l’economia russa si risollevava dalla
stagnazione. Ed è cresciuta al punto che i russi hanno ripreso
a pronunciare la parola ‘‘niet’’ senza più timidezza.
Anzi, hanno saputo affrontare le crisi ucraina e siriana con una
disinvoltura che ha lasciato a bocca aperta gli allocchi d’occidente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Né
appare fruttuoso l’aver imposto le sanzioni alla Russia dopo che,
con un referendum plebiscitario, la Crimea si era riunita alla
madrepatria. In primo luogo, le sanzioni danneggiano le imprese
dell’Europa occidentale. In secondo luogo, caduta la cortina di
ferro, nella coscienza di ogni europeo si è radicata la
consapevolezza che il vecchio continente inizia a Lisbona e finisce a
Vladivostok.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">In
altre parole, nessun europeo occidentale vuol morire per Kiev, o per
Damasco. E se è pur vero, come c’insegna la storia, maestra
di morte, non di vita, come erroneamente si ripete, che la follia dei
politici al potere è illimitata, la prona sudditanza finora
mostrata dai governanti dell’Unione europea alle richieste
statunitensi si scontrerà presto o tardi contro la volontà
dei loro elettori.</span></span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="font-weight: medium; line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 0; text-indent: 0.4cm; widows: 0;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">Il
sogno americano di diventare il gendarme del mondo si è dunque
infranto al cospetto di una Russia e di una Cina che hanno preferito
perseguire la ricerca della prosperità anziché la magra
povertà garantita dalle dottrine economiche marxiste. Pertanto
gli Usa non potranno più primeggiare da soli, ma dovranno
cooperare con le altre potenze. Altrimenti, verrà il peggio.</span></span><br />
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-tejH91UsEaU/WBhUPK423aI/AAAAAAAAAtU/3CcL25nA1Ds2PJck2of2LAaa6EYlN1hIACEw/s1600/Copertina.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://3.bp.blogspot.com/-tejH91UsEaU/WBhUPK423aI/AAAAAAAAAtU/3CcL25nA1Ds2PJck2of2LAaa6EYlN1hIACEw/s200/Copertina.jpg" width="140" /></a><a href="https://2.bp.blogspot.com/-Mc9lhDImxTk/WBhWsK_2aBI/AAAAAAAAAtY/zuiDNuO8GK0A4zcpFhSC1xa3-KOTdd3WQCEw/s1600/Italian%2Bcomedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-Mc9lhDImxTk/WBhWsK_2aBI/AAAAAAAAAtY/zuiDNuO8GK0A4zcpFhSC1xa3-KOTdd3WQCEw/s200/Italian%2Bcomedy.jpg" width="141" /></a></div>
<br />
<span style="color: black;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-44802664612915104552014-10-31T01:37:00.000-07:002015-01-23T07:28:06.015-08:00Per i nostri cari<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il due novembre è dedicato ai defunti. E’ per me una festa della nostalgia, il sentimento più tenero e commovente che siamo in grado di provare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In tale data, a esser sincero, mi tengo alla larga dai cimiteri. Non certo per scaramanzia o per altri inconfessabili timori. Piuttosto per un’innata insofferenza verso un rito che ha tutto il sapore di un dovere sociale. Perché in realtà ho l’abitudine, ogni volta che posso, di visitare e intrattenermi a lungo con miei cari, benché le loro tombe si trovino a duecento chilometri da dove abito.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Non passa inoltre giorno che non pensi a loro. Li ho pertanto sempre con me, vicini. Sì, è così, in verità non sono mai solo. Ricordi e nostalgia animano i nostri continui colloqui.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Mi hanno lasciato, d’accordo, ma non li ho perduti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">E dunque la mia è una lieta nostalgia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-QS_D4FmSkOk/VFNJUxsgFsI/AAAAAAAAAk0/S_TEnTrb1OQ/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-QS_D4FmSkOk/VFNJUxsgFsI/AAAAAAAAAk0/S_TEnTrb1OQ/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-87937587137314390012014-10-24T00:35:00.000-07:002014-10-24T00:35:24.591-07:00Il barometro segna tempesta<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Agli inizi di giugno 2014 la riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea fece esultare i cuori di tutti gli speculatori finanziari del globo. La riduzione del tasso ufficiale di sconto allo 0,15 per cento (abbassato ancora a settembre allo 0,05), decisa proprio in quell’occasione, e l’annuncio di nuovi prestiti a lungo termine alle banche a tassi dello 0,15 per cento, nonché la promessa di un robusto alleggerimento quantitativo (quantitative easing, nel limpido idioma di Al Capone; noi, se volessimo parlare come mangiamo, diremmo ‘‘operazioni di mercato aperto’’) diedero agli speculatori la certezza che nuova abbondante liquidità, buona per giocare in borsa, avrebbe presto inondato i mercati finanziari.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Si dava soprattutto per scontato che la Bce avrebbe anche avviato un programma d’acquisti di titoli pubblici emessi dagli stati dell’unione monetaria. Insomma la prosperità – per gli speculatori, si capisce, non per gli altri – era dietro l’angolo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le cose, però, non sono andate così. Con il consiglio direttivo tenuto i primi di ottobre a Napoli è arrivata la doccia fredda. Durante la conferenza stampa seguita alla riunione il tanto atteso acquisto di titoli del debito pubblico non è stato neppure menzionato dal governatore Draghi. Risulta evidentemente impossibile superare l’ostacolo insormontabile rappresentato dalla Germania, che si oppone a una tale misura.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il panico si è subito diffuso tra gli speculatori e gli indici di borsa sono precipitati, mentre i rendimenti delle obbligazioni pubbliche hanno ripreso a salire.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">A gettare altra benzina sul fuoco hanno poi provveduto voci relative a un cambio d’atteggiamento, rispetto all’euro, di Syriza, la formazione politica greca che alle lezioni europee di maggio ha attenuto in quel paese il maggior numero di voti. Se nei suoi programmi non rientrava infatti un’uscita dalla moneta unica, ma solo l’attuazione di politiche economiche anticicliche anziché procicliche come finora imposto dalla Bce, dal Fondo monetario internazionale e dall’Unione europea, sembrerebbe invece che Alexis Tsipras, capo del partito, in colloqui privati con i capi di governo europei e con Mario Draghi, abbia affermato di voler portare la Grecia fuori dall’euro e di ripudiare, almeno in parte, il debito di 240 miliardi contratto con il Fondo monetario e con l’eurozona per il cosiddetto ‘‘salvataggio’’ del suo paese.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Syriza, nei sondaggi, guadagna consensi mese dopo mese e poiché la probabilità di elezioni anticipate in Grecia è piuttosto alta, in quanto la maggioranza attualmente al governo dispone in parlamento di numeri appena sufficienti a tenerla a galla, la notizia sulla nuova posizione espressa da Alexis Tsipras, qualora dovesse rivelarsi esatta, provocherebbe il naufragio dell’euro e la conseguente corsa degli speculatori alle scialuppe. Vale a dire una fuga dai titoli di stato dei paesi in bilico dell’eurozona e l’impennarsi dei loro rendimenti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Un fatto resta comunque innegabile. Se la Bce rimanda all’infinito l’acquisto di titoli di stato, la moneta unica non sopravvivrà a lungo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Reggetevi forte, forse ci siamo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-MWRube0is-A/VEoArnsyj1I/AAAAAAAAAkg/iwU0bFFhn3c/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-MWRube0is-A/VEoArnsyj1I/AAAAAAAAAkg/iwU0bFFhn3c/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-63658754706371643252014-10-17T00:18:00.000-07:002014-10-17T04:03:25.676-07:00Curve pericolose<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La potestà fiscale dello stato è infinita? O esiste invece un limite oggettivo oltre il quale la voracità statale non può spingersi?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">All’angoscioso quesito ha risposto Arthur Laffer, un economista americano. I presupposti del suo discorso sono molto semplici. Primo, se le aliquote d’imposta fossero uguali a zero, anche il prelievo sarebbe uguale a zero. Impossibile dargli torto, d’altronde. Lo zero per cento di qualunque grandezza corrisponde a zero, è matematico. Secondo, la stessa cosa succederebbe però anche se le aliquote raggiungessero il cento per cento. Nessuno sarebbe infatti più disposto a lavorare, e dunque a produrre, se l’intero reddito gli venisse prelevato dallo stato.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Se ne deduce che, tra zero e cento, esiste un livello massimo di pressione tributaria oltre il quale il gettito erariale comincia a scendere, fino ad annullarsi quando la pressione tocca il cento per cento del reddito nazionale, che in fin dei conti rappresenta per lo stato la base imponibile.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Tale relazione tra pressione e gettito può essere raffigurata graficamente per mezzo di una curva parabolica, nota appunto come curva di Laffer. Disgraziatamente la forma esatta della parabola, ossia il punto esatto dove le entrate fiscali raggiungono il massimo e poi, all’aumento delle aliquote, cominciano a ridursi, rimane sconosciuto. Quel limite lo si può stabilire a priori solo in via ipotetica, a meno che l’esperienza concreta non ce lo sbatta in faccia, come sta avvenendo oggi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Non vi è alcun dubbio che l’incentivo a evadere e a eludere le imposte cresce con il crescere del loro numero e delle loro aliquote. In Italia, stando a quanto indicato dalla corte dei conti, l’imponibile sottratto al fisco ammonta ogni anno a circa centottanta miliardi. L’azione di contrasto operata dagli uffici erariali e dalla polizia tributaria può sì recuperare una parte più o meno consistente delle somme evase, ma mai tutte.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Vi è inoltre un altro aspetto da considerare. Taluni contribuenti, anziché mettersi contro la legge, possono decidere di andare a investire e produrre all’estero, dove le tasse sono molto più basse. Tale fenomeno sempre più frequente viene definito delocalizzazione. Le fabbriche chiudono da noi e aprono i battenti altrove.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Risultato? Troppe imposte provocano prima una contrazione del reddito nazionale e poi un calo delle entrate tributarie. E dobbiamo riconoscere con obiettività che la repubblica italiana questo bel capolavoro è riuscita di recente a realizzarlo. A partire dal 2011, a furia d’introdurre nuove imposte e innalzare le aliquote di quelle già esistenti, il reddito nazionale si è contratto, finché non ci si è infilati nella pericolosa curva di Laffer. Non per niente le entrate tributarie dei primi otto mesi del 2014 sono diminuite dello 0,4% rispetto a quelle incassate nello stesso periodo dell’anno precedente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">I grandi statisti che ci governano hanno così dimostrato d’essere sordi agli insegnamenti di un celebre imperatore romano, da tutti conosciuto con il vezzeggiativo di Caligola, le cui raffinate concezioni di scienza delle finanze le riassumeva in poche parole:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«Il popolo è una pecora. Lo puoi tosare ogni anno ma scuoiare una volta sola. Il mio gregge preferisco tosarlo, non scuoiarlo».</span></span><br />
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-mM-u9mvVL-w/VED3YNzZlDI/AAAAAAAAAkQ/ADvQNsMDB3E/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-mM-u9mvVL-w/VED3YNzZlDI/AAAAAAAAAkQ/ADvQNsMDB3E/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-40195646031611193172014-10-10T00:28:00.000-07:002014-10-10T00:28:55.821-07:00L'ineffabile monsieur Hollande<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Gli effetti delle elezioni europee di fine maggio 2014 cominciano finalmente a farsi sentire in maniera fragorosa, traducendosi in atti politici concreti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Come si ricorderà, in quella tornata elettorale il risultato eclatante si registrò in Francia, dove il Front National, formazione nel cui programma figura al primo posto il riacquisto della sovranità monetaria per liberare il paese dal giogo tedesco che ne danneggia l’economia, ottenne il 25% dei suffragi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Appena terminato lo spoglio, l’ineffabile monsieur Hollande, président de la république française, il cui partito socialista era sceso a un misero 14%, dichiarò che era giunta l’ora, per l’Unione europea, di puntare alla crescita e all’occupazione, anziché al puro e semplice restringimento dei deficit pubblici, come preteso dai tedeschi. Si manifestò in tal modo la prima crepa nell’asse Parigi Berlino. Infatti i governanti francesi avevano fino a quel giorno assecondato, da fidi valletti, tutti i capricci della graziosa kanzlerin Angelina Merkel, consentendole di sottomettere con facilità, a partire dal 2010, l’eurozona al Reich germanico.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Da fine maggio l’ineffabile monsieur Hollande ha più volte ribadito la necessità di sostenere in Europa la crescita economica, senza comunque insistere troppo e, men che mai, agire di conseguenza, come se temesse d’irritare la graziosa kanzlerin, la quale dal canto suo ha mostrato di non prestare il benché minimo ascolto a monsieur le président.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il 23 agosto a Parigi è però scoppiata una vera bomba.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In un’intervista rilasciata al quotidiano ‘‘Le Monde’’, il ministro dell’economia Arnaud Montebourg si scagliava contro l’austerità di marca teutonica, definendola «un’aberrazione economica in quanto aggrava la disoccupazione, un’assurdità finanziaria poiché rende impossibile il risanamento dei conti pubblici e un flagello politico in quanto getta gli europei nelle braccia dei partiti estremisti che vogliono distruggere l’Europa».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Impossibile dargli torto, in effetti. Ciò malgrado il primo ministro Manuel Valls, poco desideroso di creare attriti con i tedeschi, presentò subito le dimissioni, ricevendo immediatamente dall’ineffabile monsieur Hollande l’incarico di formare un nuovo governo. Cosa che avvenne il 27 dello stesso mese e consisté in un rimpasto nel quale Montebourg e altri due o tre che condividevano le stesse idee vennero sostituiti con persone meno sanguigne.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ma un’altra bomba sarebbe scoppiata, sempre a Parigi, i primi di settembre. Il governo Valls bis ottenne sì la fiducia dell’assemblea nazionale, all’appello mancarono tuttavia una quarantina di voti ottenuti a suo tempo dal Valls uno. Segno che i dissidenti à la Montebourg si stavano moltiplicando anche tra i deputati della gauche, e non solo tra l’elettorato che simpatizza sempre più per il Front National guidato da Marine Le Pen.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Da tale circostanza l’ineffabile monsieur Hollande ha saputo trarre le inevitabili, nonché lapalissiane, conclusioni. E’ ben consapevole che alla scadenza del mandato le sue probabilità di essere rieletto président de la république française equivalgono a zero. A parte ciò, presiedere fino al 2017 un governo con l’appoggio di una maggioranza risicata nell’assemblea nazionale (ricordo che in Francia il presidente della repubblica presiede il consiglio dei ministri) è una seccatura da evitare come la peste. Gli è stato perciò giocoforza adeguarsi ai tempi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Essere, o non essere, contro la graziosa kanzlerin?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Meglio essere, a questo punto, è stata la risposta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ciò spiega perché il primo ottobre il ministro delle finanze Michel Sapin, nel presentare la legge di bilancio per il 2015, ha detto chiaro e tondo che la Francia non rispetterà né il patto di stabilità né il patto di bilancio (fiscal compact), rinviando in pratica a data da destinarsi gli aggiustamenti imposti e concordati con la commissione europea.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«Nessun ulteriore sforzo sarà richiesto alla Francia», recita il comunicato che accompagna la legge di bilancio illustrata da Sapin, «perché il governo – assumendosi la responsabilità di bilancio di rimettere sulla giusta strada il paese – respinge l’austerità».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In parole povere, l’asse Parigi Berlino si è spezzato.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">E’ una splendida notizia, giacché presto o tardi anche le altre nazioni tartassate dell’eurozona imiteranno l’esempio francese e cominceranno ad attuare politiche economiche anticicliche, alleviando le sofferenze recate ai propri popoli per obbedire agli ordini distruttivi diramati da Berlino. Nella migliore delle ipotesi, non va nemmeno esclusa l’eventualità che la moneta unica si spappoli.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Europei sì, ma fessi no. Dico bene? E se del resto i francesi possono permettersi certi lussi, perché noi non dovremmo?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Non ci resta quindi che esprimere tutta la nostra gratitudine all’ineffabile monsieur Hollande. Nel suo piccolo, è un grande. Ci ha dato, magari non volendo, il buon esempio.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Merci, monsieur le président.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-NyQO-d9AMvo/VDeKHNOewsI/AAAAAAAAAkA/_Mx_H1kVODA/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-NyQO-d9AMvo/VDeKHNOewsI/AAAAAAAAAkA/_Mx_H1kVODA/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-72947667898944758302014-10-03T00:36:00.000-07:002014-10-03T00:36:33.699-07:00Una lucina in fondo al tunnel<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le prospettive economiche rimangono fosche. Il prodotto interno lordo continua a deprimersi e di conseguenza la disoccupazione non cala. La riduzione d’imposta di ottanta euro sui redditi dei lavoratori dipendenti e l’irap tagliata del dieci per cento alle imprese non ha sortito gli effetti desiderati dall’ex sindaco Renzi, attuale presidente del consiglio dei ministri. Consumi e investimenti non hanno affatto invertito la rotta discendente.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">D’altronde, dalle misure adottate dal governo non potevamo aspettarci nulla di diverso. Per provocare un’intensa e rapida inversione del ciclo economico tramite l’abbassamento delle imposte, la pressione fiscale dovrebbe scendere in misura davvero significativa. Almeno del dieci per cento, a voler esser precisi. Ma una tale scelta di politica economica ci è preclusa dal patto di bilancio (fiscal compact, come dicono i poliglotti, benché l’anglofono Regno Unito si sia ben guardato dall’aderirvi), in base al quale bisogna puntare, vivi o morti, al pareggio di bilancio e a ridurre il debito pubblico.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Poiché, in mancanza di meglio, abbiamo l’euro, e poiché oggi come oggi nessun governante dei paesi aderenti alla moneta unica ritiene ragionevole riacquistare la sovranità monetaria, in quanto gli interessi sui titoli di stato sono scesi a livelli infimi e se tornassimo alle monete nazionali i governi perderebbero questo paradossale vantaggio, non ci rimane che sperare. Si tratta, fra altro, di una speranza dal valore ben determinato, pari a trecento miliardi di euro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La cifra non l’ha sparata un pinco pallino qualsiasi. E’ uscita dalla mente di Jean-Claude Juncker, presidente della nuova commissione europea, vale a dire l’esecutivo dell’Unione europea. Tale somma, prelevata dal Meccanismo europeo di stabilità, fondo salva stati istituito nel 2011 e operativo dal 2012 in sostituzione del precedente Fondo europeo di stabilità finanziaria, dovrebbe sovvenzionare gli investimenti pubblici nei paesi in crisi dell’eurozona e avviare così un processo di crescita economica.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La proposta, ammettiamolo senza remore, non ha nulla di scandaloso. Sarebbe anzi quanto di più sensato si possa immaginare per contrastare la dura crisi che ci attanaglia. Magari non sarà una panacea, dato che l’importo andrebbe diluito tra più paesi e forse non sarà sufficiente a invertire il ciclo a ritmo sostenuto. Ma rappresenterebbe comunque un mutamento di rilievo alle distruttive politiche economiche finora adottate nell’eurozona.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Si pone però un problema. La Germania darà il suo assenso? Dal 2010 a oggi i tedeschi hanno fatto il possibile e l’impossibile per danneggiare le economie degli altri stati aderenti all’unione monetaria. Una strategia, la loro, che ha incrementato gli attivi della propria bilancia commerciale e ha visto scendere come non mai i propri tassi di disoccupazione. Se ‘‘mors tua vita mea’’ è stata la loro filosofia di successo, poiché ogni danno che infliggi ai tuoi concorrenti rappresenta per te un vantaggio, qualche dubbio che siano di punto in bianco disposti a cambiarla appare più che lecito.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Sapremo la risposta tra alcune settimane, quando la nuova commissione si sarà insediata. Nel frattempo non ci rimane che sperare. E’ pur sempre una speranza grande trecento miliardi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-7WZR9oK_zfo/VC5RbWoXAeI/AAAAAAAAAjw/1ivipQS0kRg/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-7WZR9oK_zfo/VC5RbWoXAeI/AAAAAAAAAjw/1ivipQS0kRg/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-78136703554025055252014-09-26T01:01:00.000-07:002014-09-26T01:01:06.965-07:00La morte in sogno<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Notti fa ho sognato mio padre. Lo sogno spesso, devo dire, e ogni volta al risveglio mi sento felice. E’ venuto a mancare da un quarto di secolo, ormai, ma gli sono sempre vicino e non passa giorno che non penso a lui.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ma il sogno di alcune notti fa è stato diverso da tutti gli altri.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Era sera, imbruniva, e mi trovavo nel piazzale dell’azienda appartenuta un tempo alla mia famiglia. Aspettavo che mio padre uscisse dallo stabilimento per tornare insieme a casa. Mi si avvicinò mia madre, anche lei in attesa nel piazzale, e disse:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«Ma perché tuo padre tarda tanto? Vallo a chiamare».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Mi avviai verso la porta degli uffici e, proprio allora, ne uscì un uomo. Era corpulento, biondastro, tra i cinquantacinque e i sessant’anni e teneva in testa un berretto di lana di colore avana. Non lo conoscevo. Sembrava agitato, sconvolto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«L’ho ucciso», disse. «L’ho ucciso, però non l’ho fatto apposta. Io non volevo, proprio non volevo».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Accanto a me un giovane bruno, forse un nostro dipendente, disse:</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«Sarebbe il caso di andare a controllare».</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Entrammo e salimmo le scale fino al primo piano.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«Vado a vedere di qua», disse il giovane e s’incamminò a sinistra lungo il corridoio.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Invece io aprii la prima porta, che si trovava proprio davanti a me, in cima alla rampa. Superata la soglia gettai un’occhiata a sinistra e non scorsi nulla. Guardai a destra e ai piedi della parete in fondo, con il fianco poggiato sul pavimento e la schiena contro il muro, giaceva mio padre. Era stato ucciso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il sogno mi ha molto colpito, è ovvio, senza però provocarmi alcuna angoscia. Non so interpretare i sogni e nemmeno ci provo mai. In questo caso, chissà perché, mi si è formata la convinzione d’aver compiuto – nella realtà, mica nel sogno – qualcosa che a mio padre non sarebbe piaciuta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Quel giorno, in effetti, attraverso salaci messaggi di posta elettronica avevo un po’ preso in giro un mio editore. Il tizio mi ha pubblicato un libro stampandolo con un micragnoso corpo 11, ossia a caratteri microscopici, e lo ha messo in vendita a un prezzo esagerato. Volumetti del genere potrebbero sì e no vendersi in edicola a pochi soldi e non all’esoso prezzo di copertina da lui stabilito. Giudico la sua una totale mancanza di riguardo nei confronti dei lettori, oltre che una scelta tutt’altro che scaltra sul piano commerciale. Morale della favola, non perdo mai l’occasione di punzecchiarlo come meglio posso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Be’, mio padre non avrebbe affatto apprezzato il mio spiritello vendicativo e, in vita, mi avrebbe rimproverato in tono deciso. Ecco perché da quel sogno, se a ragione o meno non importa, ho colto un suo rimprovero.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Comunque, ieri notte l’ho sognato di nuovo. Si chiacchierava amabilmente di cose allegre.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-fnMjs5pfrDY/VCUcqLQ2RdI/AAAAAAAAAjg/Cl0jyvfwOPo/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-fnMjs5pfrDY/VCUcqLQ2RdI/AAAAAAAAAjg/Cl0jyvfwOPo/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-55126177172096659022014-09-19T00:01:00.000-07:002014-09-19T00:01:02.618-07:00L'editore americano<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il primo aprile ricevetti una mail da una casa editrice americana, l’America Star Books, che si dichiarava disposta a tradurre e pubblicare i miei libri negli Stati Uniti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Pensai subito al famigerato pesce, vista la coincidenza con il giorno appositamente dedicatogli. Provai a domandare ad alcuni colleghi se avessero pure loro ricevuto una simile missiva. Mi risposero di no, ma uno non mancò di ricordarmi che era il primo d’aprile.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Appunto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ciò malgrado la curiosità è femmina. E benché io non lo sia – femmina, intendo – non posso però sostenere di non essere curioso. (Eh, sì, diciamo la verità, certe frasi fatte sono proprio malfatte). Insomma, senza troppi giri di parole, cercai di scoprire se l’America Star Books esisteva o meno.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Esisteva.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">O meglio, esiste.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">A quel punto chiesi loro di mostrarmi un contratto tipo. Non si fecero pregare due volte e me lo spedirono a tambur battente. La cessione dei diritti avrebbe avuto la durata di tre anni. Il mio compenso sarebbe stato calcolato in percentuale al prezzo di vendita (sales price) del libro, che non penso corrisponda però a quello che noi chiamiamo prezzo di copertina (retail price). Qualora non avessero tradotto e pubblicato il libro entro un anno, il contratto andava considerato rescisso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Mi parvero proposte accettabili e gli cedetti così i diritti per due miei libri, ‘‘Commedia all’italiana’’ e ‘‘Un buon sapore di morte’’, pubblicati in Italia in versione elettronica da Giuseppe Meligrana, il quale aveva comunque lasciato a me i diritti di traduzione.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il diciotto agosto America Star Books m’inviò la copertina del primo libro tradotto, ‘‘Italian comedy’’, e le bozze. Per correggerle ci misi quasi una settimana. E devo riconoscere che il libro, nel limpido idioma di Al Capone, non ha perso nulla delle caratteristiche che lo caratterizzano nell’originale. Cattura e si fa leggere d’un fiato in entrambe le lingue. Segno che la traduzione è stata fatta come Dio comanda.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Questo piccolo episodio qualche soddisfazione me l’ha data, certo, ma non credo comunque d’avere adesso il diritto di vantarmi d’alcunché. Solo se i miei libri verranno venduti in America in quantità degne di nota mi sarà consentito provare un ragionevole orgoglio. Un autore è condannato al successo. Se non ha successo deve solo abbassare la cresta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">E’ la legge del mercato letterario, bellezza, che è uno dei più terribili mercati esistenti al mondo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Vedremo cosa succederà.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-2thBK41I3cQ/VBvTrXrvHzI/AAAAAAAAAjM/NA1lAzzIUrg/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-2thBK41I3cQ/VBvTrXrvHzI/AAAAAAAAAjM/NA1lAzzIUrg/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-8472041671782189362014-09-12T00:41:00.000-07:002014-09-12T00:41:46.823-07:00L'appetito vien mangiando<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Dopo il rientro dalle ferie i dipendenti pubblici vorrebbero, tramite il rinnovo dei loro contratti di lavoro attualmente bloccati, un aumento dello stipendio. E’ chiaro che la riduzione d’imposta di ottanta euro al mese, appena elargita anche a loro dal governo, non gli basta. Pretendono di più.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">L’appetito, come c’insegnano i nutrizionisti, vien mangiando.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Hanno le loro richieste una pur minima possibilità d’essere accolte?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La risposta è no. Il massimo che il presidente in carica del consiglio dei ministri, l’ex sindaco Renzi, concederà loro saranno promesse, in quanto le chiacchiere non costano niente, e qualche striminzito contentino più simbolico che concreto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le ragioni sono ovvie.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Un aumento della spesa corrente necessaria per pagare aumenti salariali ai dipendenti pubblici dovrebbe essere coperta da un corrispondente aumento della pressione fiscale. Non ci è possibile infatti sforare i limiti di bilancio del tre per cento imposti dal patto europeo di stabilità, né potremmo sottrarci al rientro concordato del deficit pubblico per raggiungere il pareggio tra entrate e uscite previsto dal cosiddetto patto di bilancio (fiscal compact, per chi parla come Al Capone). Poiché la pressione fiscale, che include fisco e parafisco, è pari ora al cinquantacinque per cento del reddito nazionale, un ulteriore aumento determinerebbe una compressione dell’economia, con inevitabile crescita del numero di disoccupati, e dunque degli introiti erariali.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Se per ipotesi il governo italiano provasse a trasgredire i trattati internazionali sottoscritti per far parte dell’unione monetaria (patto di stabilità e patto di bilancio), saremmo poi costretti, per non essere cacciati fuori dall’euro, ad accettare una specie di commissariamento da parte dell’Unione europea. In altri termini, a Roma verrebbe la troika a comandare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">«E allora usciamo dall’euro!», potrebbero a questo punto sostenere in tanti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Potrebbe essere una soluzione, se effettuata in maniera appropriata, ma nel momento attuale nessun governo la attuerà mai. Con interessi sui titoli del debito pubblico così bassi come adesso, tanto da sembrare ridicoli, uscire dalla moneta unica viene considerata, dai capi di governo, una pazzia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In conclusione, leviamoci dalla testa di poter godere di un po’ di respiro. Immensi oceani di lacrime ancora ci aspettano.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-QrkuqLY1IPo/VBKjF6eLVeI/AAAAAAAAAiQ/sUdoTy-BKYY/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-QrkuqLY1IPo/VBKjF6eLVeI/AAAAAAAAAiQ/sUdoTy-BKYY/s1600/Copertina%2BComedy.jpg" height="200" width="141" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-16808658613445021012014-09-05T00:27:00.000-07:002014-09-05T00:27:28.009-07:00Fisco, spesa pubblica ed equità<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Tra gli obiettivi assegnati ormai da lungo tempo allo stato rientra pure il perseguimento di una più equa redistribuzione del reddito e della ricchezza. Fissando e realizzando un tale compito si dà, in buona sostanza, pratica attuazione al concetto di stato sociale. Di pertinenza dei pubblici poteri non sono dunque solo difesa, ordine pubblico, politica estera, giustizia e moneta, ma anche equità e protezione sociale.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Gli strumenti utilizzabili per raggiungere lo scopo sono due. Da un lato la leva fiscale e dall’altro la spesa pubblica.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Un fisco equo deve conformarsi a criteri di progressività, come non a caso stabilisce il secondo comma dell’articolo 53 della costituzione italiana. Coloro che possiedono e guadagnano di più devono contribuire ai fabbisogni finanziari dello stato in misura più che proporzionale al crescere delle loro sostanze. E’ un assunto apprezzabile che presenta però dei limiti. Con le imposte indirette, com’è ovvio, il criterio non può essere attuato in pieno. Alle imposte sui redditi e a quelle patrimoniali possono invece essere facilmente applicate aliquote via via crescenti. L’esperienza storica ha tuttavia mostrato che imposte eccessivamente progressive riducono lo stimolo a investire e provocano così effetti sociali opposti a quelli desiderati. Una ridotta propensione agli investimenti in capitale fisso causa infatti, a lungo andare, un aumento della disoccupazione. Tirando le somme, una tassazione dei profitti e dei patrimoni troppo pesante si rivela perciò un pessimo affare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Mezzi ben più efficaci per perequare la ricchezza scaturiscono dalla spesa pubblica. Sussidi di disoccupazione, pensioni, assistenza sanitaria offrono a tal proposito risultati immediatamente evidenti. Cosi come la politica del pubblico impiego consente a tanti di riscuotere un reddito sicuro che dal mercato forse non avrebbero potuto avere, mentre l’istruzione in scuole statali gratuite o poco costose permette a tutti, almeno in astratto, di migliorare la produttività. Le superiori condizioni di vita raggiunte negli ultimi decenni da ampie fasce di popolazione si devono, e non poco, alla spesa pubblica.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Gli inconvenienti, comunque, non mancano. La creazione di enti pubblici inutili, l’elargizioni di privilegi a questa o a quella categoria, per esempio stipendi e pensioni d’oro, producono effetti perversi e, in concreto, antisociali. Il medesimo discorso vale pure quando i servizi resi dallo stato sono di pessima qualità. In Italia è divenuta proverbiale l’inefficienza del sistema giudiziario, inefficienza dalle conseguenze nefaste, perché riduce lo spirito di legalità.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Lo spreco e l’uso inefficiente di risorse pubbliche c’impoverisce, non ci arricchisce. E correggere le distorsioni, purtroppo, risulta tutt’altro che semplice. Le incrostazioni sono dure da scalfire.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Esistono soluzioni?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">In teoria sì. In pratica chissà.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-k56UGC4s0gg/VAllU_mtUkI/AAAAAAAAAfs/J6fVIwTwOPY/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-k56UGC4s0gg/VAllU_mtUkI/AAAAAAAAAfs/J6fVIwTwOPY/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" height="200" width="133" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-48310682777434113162014-08-29T00:24:00.000-07:002014-08-29T00:24:19.440-07:00Potere e libertà<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Tutti ricorderanno la celebre battuta di Jean-Jacques Rousseau: l’uomo nasce libero ma la società lo rende schiavo. E’ di sicuro una frase a effetto, però priva di qualunque plausibile significato. Per un animale definito sin dall’antichità come ‘‘sociale’’ vagheggiare il ritorno a un mitico stato di natura è chiaramente un nonsenso e, con buona pace di Rousseau, nessuno nemmeno ci pensa.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Per amor di verità va comunque riconosciuto che all’epoca di Rousseau gli intellettuali cominciarono a rivolgere con insistenza la loro attenzione alle profonde differenze esistenti tra chi stava su e chi stava giù. Ai loro occhi il mondo era senza dubbio popolato da tanti schiavi e pochi padroni, tanti sfruttati e pochi sfruttatori. E così le ingiustizie sociali divennero, per una moltitudine di pensatori, rivoluzionari e politici riformisti, oggetto di lotte accanite. Insomma, qualcosa da abbattere.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La rivoluzione francese rappresentò il primo grande sommovimento volto a realizzare una maggiore uguaglianza fra gli uomini. Altri ne seguirono, finché nel Novecento si affermò e trovò pratica attuazione il concetto di stato sociale. L’azione pubblica avrebbe dovuto prefiggersi di redistribuire più equamente redditi e ricchezza. E nelle opulente nazioni industrializzate d’oggi, ammettiamolo pure, questo obiettivo è stato grosso modo raggiunto. O almeno, ci si è avvicinati.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Nei paesi ricchi il numero di coloro che vivono nell’indigenza si è ridotto, rispetto al passato, in misura sbalorditiva. Le diffuse condizioni di benessere hanno di conseguenza modificato la percezione che abbiamo della società. Ci è ora più difficile considerare l’ambito in cui viviamo diviso in sfruttati e sfruttatori. Certo, le ragioni d’attrito tra chi sta giù e chi sta su non sono venute meno, ma dominano meno d’un tempo i nostri pensieri. Siamo adesso un po’ meno scontenti, ecco.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ad attirare le maledizioni degli insoddisfatti, e a guadagnarsi così l’epiteto di sfruttatrici, sono oggigiorno le grandi aziende multinazionali, nonché le grandi banche. In altre parole, chi sta giù non digerisce il potere economico dei grandi gruppi produttivi e finanziari. Il potere economico fa ancora paura.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Buone ragioni per diffidare dello strapotere dei giganti industriali e finanziari non mancano e non ho alcuna intenzione di sminuirele. Resta però il fatto che dalle guerre napoleoniche in poi a rilevarsi davvero mortifero è stato il potere politico, il potere degli stati. I grandi crimini di massa sono stati tutti realizzati dai poteri pubblici. O vogliamo forse affermare che le guerre mondiali, lo sterminio dei kulaki, il genocidio degli ebrei, il bombardamento di Dresda o quelli di Hiroshima e Nagasaki sono stati innocenti scherzetti di politicanti un po’ pazzerelloni?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le potenzialità criminali dei poteri pubblici sono ovviamente superiori nei sistemi assolutistici e totalitari e inferiori, per nostra fortuna, in quelli democratici. Purtroppo, però, la perniciosità della politica abbonda anche nelle democrazie. Quello che negli ultimissimi anni è accaduto in taluni paesi d’Europa aderenti alla moneta unica ce ne fornisce cruda e amara prova. In questi paesi i governi hanno difatti adottato deliberatamente, nella speranza di non farsi cacciare dall’euro, politiche economiche distruttive, le quali hanno peggiorato le condizioni di vita di ampi strati della popolazione, ampliato le masse di disoccupati e fatto salire come non mai il debito pubblico. L’arte dei pazzi assurta a dottrina di governo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Lo slogan coniato da Rousseau va quindi leggermente corretto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">L’uomo nasce libero ma la politica lo rende schiavo e, più spesso che no, lo ammazza.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-j5H19w_yYDE/VAAp1dZ37TI/AAAAAAAAAfc/aaCGi-wWWaw/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-j5H19w_yYDE/VAAp1dZ37TI/AAAAAAAAAfc/aaCGi-wWWaw/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" height="200" width="133" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-82042571067527718302014-08-22T00:49:00.000-07:002014-08-22T01:53:37.296-07:00A Berlino il gelo arriva ad agosto<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il quattordici agosto 2014 l’istituto tedesco di statistica ha reso pubblici i dati congiunturali. Si è così appurato che nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo della Bundesrepublik Deutschland, altrimenti nota con l’affettuoso nomignolo di ‘‘locomotiva europea’’, è calato dello zero virgola due per cento rispetto al trimestre precedente, flessione dovuta al contrarsi delle esportazioni e degli investimenti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il dato in sé non è catastrofico. Se la tendenza al rallentamento dell’economia tedesca dovesse però confermarsi anche nei mesi seguenti si aprono scenari davvero interessanti. In molti diranno infatti: «Te l’avevo detto io!», riferendosi a quanto da loro previsto quattro anni fa. Ossia che la crisi artificiale imposta dalla Germania ai paesi cicala dell’eurozona, costretti ad adottare politiche economiche procicliche per non farsi buttare fuori dall’euro, avrebbe presto o tardi danneggiato l’export tedesco.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Se il raffreddore dell’economia germanica dovesse perdurare, la graziosa Kanzlerin Angelina Merkel non potrà impedire alla Banca centrale europea di effettuare le operazioni di mercato aperto – o quantitative easing, nell’idioma di Al Capone – annunciate all’inizio di giugno dal governatore Mario Draghi. L’istituto d’emissione acquisterà cioè titoli privati e pubblici immettendo liquidità nel sistema.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Un’eventuale e paventata fuga degli investitori dalle obbligazioni pubbliche italiane, se la Bce ne sosterrà i corsi tramite acquisti sul mercato secondario, dunque non si verificherà e i loro rendimenti si manterranno bassi. Tutto ciò, se l’eurozona fosse un angolo di mondo libero e normale e non una quasi colonia tedesca, offrirebbe ai governanti dei paesi in crisi la possibilità di attuare politiche economiche anticicliche per favorire la ripresa e riassorbire così la stupefacente disoccupazione prodotta dalle dannose medicine fabbricate a Berlino e obbligatoriamente somministrate a tutti.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">La ricetta per invertire il ciclo e puntare alla crescita è nota. Bisogna ridurre la pressione fiscale, aumentare la spesa in investimenti pubblici e tagliare quella corrente del tutto improduttiva (enti inutili, stipendi e pensioni d’oro, sperperi nelle amministrazioni centrali e locali). E’, a ben vedere, più o meno quello che l’ex sindaco Renzi, nostro attuale presidente del consiglio, cerca di fare. O almeno, dichiara di voler fare.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ci riuscirà?</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Sì, se il gelo sceso in agosto a Berlino durerà anche in autunno. E non accusatemi per favore d’essere cinico. Non è colpa mia se due più due fanno quattro.</span></span><br />
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-k-rNVNGUWjI/U_cE-OO-sDI/AAAAAAAAAe8/4BwZ9SbRxw4/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-k-rNVNGUWjI/U_cE-OO-sDI/AAAAAAAAAe8/4BwZ9SbRxw4/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" height="200" width="133" /></a></div>
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4741219278943050141.post-45375573185867972472014-08-15T00:13:00.000-07:002014-08-15T00:13:17.298-07:00La lotta per Cristina<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Avevo dodici anni quando mi battei per una ragazza. Si chiamava Cristina. Era bionda e aveva il nasino spruzzato di lentiggini. Non ricordo se avesse gli occhi chiari. Forse erano nocciola.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Successe al mare, a Pineto, piccolo centro della costa teramana, dove l’estate la mia famiglia villeggiava. Era il 1968. Fu l’ultimo anno che passammo a Pineto le vacanze estive.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Cristina, i suoi genitori, un fratellino e un merlo erano alloggiati in una villetta di fianco alla nostra. Il merlo lo tenevano all’aperto, in giardino, con una zampetta legata a una catenella in cima a un trespolo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Venivano da Subiaco.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Dal pomeriggio alla sera il padre di Cristina, di professione come la madre maestro elementare ma appassionato di pittura, seduto vicino al merlo dipingeva. Non che facesse il ritratto all’uccello. Qualcosa sulle sue tele ci metteva, ma il merlo no. Almeno, che io ricordi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Davanti alle villette correva uno stradone ghiaiato. Oltre lo stradone c’era una vigna abbandonata. Per arrivare in spiaggia bisognava attraversare quella vigna.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le due abitazioni vicine, e di conseguenza i vicini ombrelloni, facilitarono la nostra conoscenza. Tutti e due avevamo finito quell’anno la prima media e perciò parlavamo più che altro di scuola.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Cristina piaceva anche a un altro ragazzino. Non lo conoscevo, né lo conosceva lei. Comunque, con lui qualche parola ce la scambiava. Aveva i capelli rossi, e così lo chiamavamo il Rosso.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Un pomeriggio Cristina e io stavamo in acqua e si tornava verso riva. Non a nuoto, camminando sul fondale basso. A un cero punto sulla spiaggia comparve il Rosso. Ci vide e venne verso di noi. Avevamo quasi raggiunto la battigia quando lui si avvicinò e cominciò a darmi degli spintoni nell’intento di buttarmi giù.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Cristina si allontanò e andò ad accoccolarsi sulla sabbia per godersi lo spettacolo.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Il Rosso aveva suppergiù la mia età, era però più robusto e più alto di me. Non avevo speranza di batterlo. Ciò malgrado ci riuscii. Lo scontro finì con lui sotto di me, la schiena distesa sulla rena bagnata, e io sopra di lui che lo inchiodavo tenendogli le spalle ferme a terra.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Ammise la sconfitta, si rialzò e andò via. Cristina, sorridendo compiaciuta, venne a complimentarsi con il vincitore.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Moltissimi anni più tardi m’incontrai per motivi di lavoro con un impiegato del comune di Subiaco. Gli raccontai l’episodio e gli chiesi se la conosceva. Mi disse che i genitori, i due maestri, avevano divorziato e lei era diventata regista alla Rai.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">A distanza di tanti decenni quello rimane di sicuro il fatto meno esaltante della mia vita. Battersi come galli per una donna è infatti per me la peggiore delle insensatezze. E’ pur vero che gli uomini, dicono alcuni, sono fatti per battersi, non per amare, ed è altrettanto vero che il valore di un uomo si misura dal suo coraggio. Il coraggio con il quale affronta i suoi avversari, il coraggio con il quale affronta le asprezze della vita, il coraggio con il quale affronta la morte. Ma battersi da galletti per una donna è un’insensatezza.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Naturalmente, in quel caso fui provocato, a me toccò soltanto difendermi. La responsabilità dello scontro non fu mia. I motivi del duello, però, furono e rimangono squallidi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">Le esigenze del basso ventre non meritano tanto.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-EH552uPmaDY/U-2yWDiZHPI/AAAAAAAAAeo/BhU9dPPCmyE/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-EH552uPmaDY/U-2yWDiZHPI/AAAAAAAAAeo/BhU9dPPCmyE/s1600/Copertina%2BCommedia.jpg" height="200" width="133" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="line-height: 0.49cm; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0.4cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><br /></span></span></div>
Gabriele Damiani scrivehttp://www.blogger.com/profile/13197085279011888765noreply@blogger.com2