giovedì 25 giugno 2020

Cosa vogliono i tedeschi


Solo una cosa vogliono i tedeschi, una sola.
Quale?
I soldi.
E dunque agiscono di conseguenza.
Esistono soltanto due modi attraverso i quali una nazione può arraffare quattrini da oltreconfine. Il primo consiste nel realizzare avanzi della bilancia commerciale. Ossia, le sue esportazioni devono superare le importazioni. Il secondo consiste nell'attrarre capitali dall'estero in misura superiore a quanti ne escono.
Ma questo, direte voi, è mercantilismo. Certo, è mercantilismo. La Germania è una repubblica federale nonché mercantilista. La strategia politica che persegue oggigiorno non è più incentrata sulle conquiste belliche, come tentò inutilmente in passato, ma nel dominio dell'Europa per mezzo del mercantilismo. Chiamiamolo pure imperialismo mercantilista. E badate, non si tratta di puro e semplice economicismo. E' imperialismo tout court.
Si diceva un tempo che la Germania del secondo dopoguerra fosse un gigante economico ma un nano politico. Adesso ciò non è più vero. Grazie alla riunificazione e al trattato di Maastricht è diventata pure un gigante politico. Il gigante d'Europa.
Come un tale fattaccio possa essere avvenuto è noto. Innanzitutto, i tedeschi possiedono un apparato tecnico scientifico di prim'ordine. In secondo luogo, possiedono anche un apparato produttivo di primissimo ordine. E' loro merito e non ci resta che ammirarli per questo. O magari invidiarli, a voi la scelta. In terzo luogo i tedeschi hanno ricevuto, non del tutto per colpa loro, una vera e propria manna dal cielo, che però non si chiama manna ma si chiama euro.
L'euro, si sa, equivale a un sistema di cambi fissi. In un sistema di cambi fissi se un paese ha continui deficit della bilancia commerciale non vedrà scivolare in basso il cambio della propria moneta. Il cambio è fisso, appunto. Viceversa, il paese che registra ripetuti surplus commerciali non vedrà affatto salire il valore della sua moneta. In tal modo gli squilibri perdureranno. Aggiustarli attraverso naturali oscillazioni del cambio non sarà possibile.
Nell'eurozona succede esattamente questo. Ecco perché per i tedeschi l'euro è stato una manna. Se fossero rimasti al marco, per effetto degli strepitosi avanzi commerciali di cui sono capaci la loro divisa si sarebbe rivalutata e i prezzi delle loro merci, espressi in valuta straniera, sarebbero aumentati, determinando una correzione degli squilibri. Avrebbero cioè esportato di meno e, con ogni probabilità, importato di più, poiché i prezzi delle merci prodotte dagli altri paesi, espressi in marchi, sarebbero scesi.
Stando così le cose, i tedeschi sono pronti a tutto pur di rendere l'euro immortale. Prova ne è che si sono inventati persino i coronabond per finanziare il recovery fund. Non l'hanno fatto per favorire quei paesi, tra i quali l'Italia, ridotti ai minimi termini dal virus. L'hanno fatto perché il loro imperialismo mercatilista glielo imponeva. In quanto la gravità della crisi avrebbe addirittura potuto spingere qualche paese a fuggire dalla gabbia dell'euro, per esempio tramite una moneta complementare come i certificati di credito fiscale, sfasciando così il bel giocattolo che arricchisce i tedeschi.
Ma sono ormai diventati i padroni dell'Unione europea e la loro strategia di dominio li obbliga a decidere per tutti e piegare gli altri all'ubbidienza.

Nessun commento:

Posta un commento