Solo
una cosa vogliono i tedeschi, una sola.
Quale?
I
soldi.
E
dunque agiscono di conseguenza.
Esistono
soltanto due modi attraverso i quali una nazione può arraffare
quattrini da oltreconfine. Il primo consiste nel realizzare avanzi
della bilancia commerciale. Ossia, le sue esportazioni devono
superare le importazioni. Il secondo consiste nell'attrarre capitali
dall'estero in misura superiore a quanti ne escono.
Ma
questo, direte voi, è mercantilismo. Certo, è
mercantilismo. La Germania è una repubblica federale nonché
mercantilista. La strategia politica che persegue oggigiorno non è
più incentrata sulle conquiste belliche, come tentò
inutilmente in passato, ma nel dominio dell'Europa per mezzo del
mercantilismo. Chiamiamolo pure imperialismo mercantilista. E badate,
non si tratta di puro e semplice economicismo. E' imperialismo tout
court.
Si
diceva un tempo che la Germania del secondo dopoguerra fosse un
gigante economico ma un nano politico. Adesso ciò non è
più vero. Grazie alla riunificazione e al trattato di
Maastricht è diventata pure un gigante politico. Il gigante
d'Europa.
Come
un tale fattaccio possa essere avvenuto è noto. Innanzitutto,
i tedeschi possiedono un apparato tecnico scientifico di prim'ordine.
In secondo luogo, possiedono anche un apparato produttivo di
primissimo ordine. E' loro merito e non ci resta che ammirarli per
questo. O magari invidiarli, a voi la scelta. In terzo luogo i
tedeschi hanno ricevuto, non del tutto per colpa loro, una vera e
propria manna dal cielo, che però non si chiama manna ma si
chiama euro.
L'euro,
si sa, equivale a un sistema di cambi fissi. In un sistema di cambi
fissi se un paese ha continui deficit della bilancia commerciale non
vedrà scivolare in basso il cambio della propria moneta. Il
cambio è fisso, appunto. Viceversa, il paese che registra
ripetuti surplus commerciali non vedrà affatto salire il
valore della sua moneta. In tal modo gli squilibri perdureranno.
Aggiustarli attraverso naturali oscillazioni del cambio non sarà
possibile.
Nell'eurozona
succede esattamente questo. Ecco perché per i tedeschi l'euro
è stato una manna. Se fossero rimasti al marco, per effetto
degli strepitosi avanzi commerciali di cui sono capaci la loro divisa
si sarebbe rivalutata e i prezzi delle loro merci, espressi in valuta
straniera, sarebbero aumentati, determinando una correzione degli
squilibri. Avrebbero cioè esportato di meno e, con ogni
probabilità, importato di più, poiché i prezzi
delle merci prodotte dagli altri paesi, espressi in marchi, sarebbero
scesi.
Stando
così le cose, i tedeschi sono pronti a tutto pur di rendere
l'euro immortale. Prova ne è che si sono inventati persino i
coronabond per finanziare il recovery fund. Non l'hanno fatto per
favorire quei paesi, tra i quali l'Italia, ridotti ai minimi termini
dal virus. L'hanno fatto perché il loro imperialismo
mercatilista glielo imponeva. In quanto la gravità della crisi
avrebbe addirittura potuto spingere qualche paese a fuggire dalla
gabbia dell'euro, per esempio tramite una moneta complementare come i
certificati di credito fiscale, sfasciando così il bel
giocattolo che arricchisce i tedeschi.
Ma
sono ormai diventati i padroni dell'Unione europea e la loro
strategia di dominio li obbliga a decidere per tutti e piegare gli
altri all'ubbidienza.
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