La guerra è uno sporco mestiere e l’unica guerra giusta è quella che non viene combattuta. In altre parole, la guerra “etica” non esiste. Mai le ragioni della guerra sono etiche, tutt’al più potranno essere ideologiche. Per drammatica necessità, e non per scelte di carattere morale, il paese aggredito ovviamente si difende.
I combattenti hanno il compito di distruggere la vita e i beni del nemico. La guerra è dunque un’attività criminale effettuata dagli stati o, nel caso di guerra civile, da due fazioni in lotta al loro interno.
Sgomberata così la visuale da equivoci di stampo moralistico, chiediamoci ora perché il 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato l’Ucraina. I motivi dichiarati sono noti, per quel poco o niente che valgono, come pure è noto l’elemento che avrebbe impedito lo scoppio del conflitto. Se gli accordi di Minsk fossero stati attuati, le truppe russe non avrebbero varcato i confini. Sarebbe loro mancato il pretesto.
Ma il pretesto non è tutto e non basta a spiegare quanto accaduto. Un altro infatti è il fattore decisivo che ha spinto al passo estremo il Cremlino.
Quale?
Semplice, il declino dei tutori dell’Ucraina, gli Stati Uniti d’America.
Nell’ultimo ventennio gli Usa hanno inanellato una serie superlativa di fiaschi. Nel 2001 hanno aggredito l’Afghanistan e quattro lustri più tardi, con la coda tra le gambe, se ne sono dovuti tornare a casa. Nel 2003 hanno aggredito l’Iraq e oggi a Bagdad governano gli sciiti, per niente nemici di Teheran. Nel 2011 hanno aggredito la Libia e adesso in Tripolitania troviamo i turchi, mentre in Cirenaica si sono insediati i russi. Nel frattempo in Siria hanno tentato di rovesciare il governo di Assad, però i soliti russi gliel’hanno impedito. Nel 2014 hanno sostenuto la rivolta di piazza Maidan e per tutta risposta i russi, senza colpo ferire, si sono ripresi la Crimea.
Appare dunque evidente che il mondo unipolare dominato da zio Sam dopo lo sfacelo dell’Unione sovietica è durato lo spazio di un decennio, non di più, e al suo posto nel nuovo millennio è emerso e si sta ora affermando il multipolarismo.
Benché sia assolutamente vero che oggigiorno gli Usa sono economicamente, tecnologicamente e militarmente più forti di trent’anni or sono, il loro peso relativo rispetto al resto del globo è diminuito. Russia e Cina, una volta eliminata l’economica collettivista e introdotta l’economia di mercato, sono cresciute in misura maggiore, invertendo i rapporti di forza. Detto altrimenti, il comunismo è morto, però la storia non è finita. Anzi, ne è iniziata un’altra la cui musica non delizia le orecchie americane. E come dargli torto? Si sente adesso nell’aria risuonare la marcia funebre del declino Usa.
Date tali premesse, l’esito del conflitto in Ucraina balza scontato agli occhi. La sproporzione esistente tra i due contendenti riguardo alle risorse economiche, militari e demografiche ci dice con chiarezza che i primi a logorarsi saranno gli ucraini. Gli aiuti inviati dai paesi occidentali non ribalteranno la situazione. Serviranno soltanto a rendere più costosa la vittoria dei russi.
Né le sanzione economiche infiacchiranno la Russia in maniera apprezzabile. In primo luogo perché gode di una piena indipendenza sia energetica che alimentare. In secondo luogo, troverà con facilità per le proprie merci mercati di sbocco alternativi a quelli occidentali. Gli effetti davvero salati delle sanzioni li pagheranno i paesi d’Europa schierati contro Mosca. Cioè noi. Del resto, le guerre costano, pur se combattute per procura con il sangue degli ucraini.
Nessun commento:
Posta un commento