Sarebbe
forse il caso che noi italiani si cominci a pensare sul serio al
futuro. Dobbiamo in buona sostanza chiederci se desideriamo o meno un
avvenire migliore. Vogliamo o no superare la dolorosa situazione
economica nella quale siamo impantanati? O preferiamo invece che il
tasso di disoccupazione si mantenga in eterno al di sopra del dieci
per cento?
A
noi l'ardua risposta, non ai posteri.
La
stagnazione di cui siamo vittime è lo strascico di politiche
economiche dannose (ve lo ricordate il vetusto Monti Mario, alias il
podestà forestiero?) imposteci dalla Germania per colpire il
nostro sistema produttivo e avvantaggiare così il proprio.
Sotto questo aspetto, il successo dei tedeschi è stato
mirabolante. Dal 2008 a oggi la produzione manifatturiera italiana si
è contratta di un quarto.
E'
possibile uscirne? Sarebbe cioè davvero plausibile invertire
il ciclo?
Sì,
aumentando la spesa per investimenti e riducendo la pressione fiscale
sulle imprese.
Facile
a dirsi, obietterete voi, ma la spaventosa carenza d'investimenti
privati e gli assurdi vincoli ai bilanci pubblici pretesi dai
tedeschi, ossia dai padroni dell'Unione europea, rendono improbabile
sia la riduzione della pressione fiscale sia l'avvio di un vigoroso
programma d'investimenti pubblici che sopperisca alla mancanza di
quelli privati.
Verità
sacrosante. I trattati europei rappresentano un muro edificato per
volontà dei tedeschi contro il quale ci si schianterà
senza meno.
E
allora?
Be',
la soluzione è una e una soltanto. Bisogna introdurre una
moneta complementare che ci consenta di aggirare o scavalcare il muro
di cui sopra.
Una
proposta in tal senso, come saprete, l'ha diffusa il deputato
leghista Claudio Borghi. I minibot, appunto. Si tratta, in teoria, di
un'idea impeccabile. In pratica, però, susciterebbe
contraccolpi esiziali.
E
ora vi spiego perché.
I
minibot, come indica la loro denominazione, sarebbero pur sempre
titoli del debito pubblico e, in quanto tali, andrebbero iscritti al
passivo del bilancio dello stato. Una voce negativa tanto per dire,
d'accordo, poiché sarebbero irredimibili e non frutterebbero
interessi. Ma è appunto qui che sorgerebbero le dolenti note,
in quanto uno dei modi con i quali si definisce la moneta a corso
forzoso suona proprio così. La moneta è un titolo
irredimibile che non frutta interessi.
In
parole povere, i minibot sono assimilabili a banconote. E, com'è
noto, i trattati europei vietano agli stati dell'eurozona di stamparne. Se li
introducessimo, la Germania e i suoi accoliti ricorrerebbero
immediatamente alla corte di giustizia dell'Unione. Non serve certo
troppa fantasia per immaginare quale sarebbe la decisione della
corte. Ci troveremmo, da capo, al di qua del succitato muro e
avremmo, in più, salate sanzioni da pagare.
Per
fortuna, un'alternativa ai minibot esiste. Alludo ai certificati di
credito fiscale. Sarebbero moneta scritturale (o elettronica, come si
dice adesso) e andrebbero iscritti all'attivo del bilancio statale,
riducendo il deficit per un importo pari alla quantità anno
per anno emessa. Nessuna corte di giustizia potrebbe eccepire
alcunché sulla loro natura giuridicamente immune alle norme
comunitarie. Ai tedeschi, se li introducessimo, non rimarrebbe che
affogare la propria amarezza in una colossale sbronza di birra.
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