venerdì 24 gennaio 2014

La gatta e l'uccellino

Quando al mattino mi sveglio, salto fuori dal letto e per prima cosa alzo la tapparella della mia camera. La finestra della camera dà sul giardino. O, per meglio dire, giardinetto. E’ infatti piuttosto piccolo.
Svariate mattine or sono, compiuta l’immancabile operazione, vidi sotto l’alberello dei limoni la mia gatta con un passerotto in bocca.
L’uccellino, agonizzante, agitava le ali.
Niente di straordinario, direte voi, i gatti sono cacciatori. Giusto, condivido in pieno, oltre tutto allora la mia gatta allattava i micetti. Ciò malgrado, in quegli attimi, assistendo al crudo spettacolo, un pensiero lancinante mi sferzò come una frustata.
Concedetemi un pizzico di tempo e mi spiego.

La mia gatta si chiama Macchietta. Non è proprio bella, però le sono affezionato. Ha una tinta maculata nera e marrone, tipo tuta mimetica. Se mi viene voglia di passeggiare lungo i vialetti del quartiere dove abito, abbarbicato sulle dune in riva al mare, mai perde l’occasione e mi accompagna.
Non è una gran camminatrice e arranca a fatica dietro di me. Ha gambe sottili e il corpo pesante. Non che sia obesa, per carità. Pienotta, diciamo. Durante il nostro girovagare di tanto in tanto mi fermo perciò ad aspettarla. Lei siede accanto a me e riprende fiato. Insomma, mi è tanto cara.
Pure gli uccelli, d’altronde, mi piacciono molto. Tutti. I falchi, i gabbiani, i piccioni e i passeri. Soffrii dunque parecchio, quella mattina, a vederne uno in bocca a Macchietta.

La natura è brutale.
E’ intrinsecamente priva di eticità.
Nulla di male, in fin dei conti, stava facendo in quel momento la mia gatta. Si procacciava il cibo per sé e i suoi gattini. Così come nulla di male facciamo noi quando mangiamo una fettina di prosciutto, o una bistecca di vitello. E’ la natura.
E la natura, capii in quegli attimi, è spaventosa. Assistevo a una scena violenta, certo, ma a ben riflettere era come se mi stessi osservando allo specchio, perché anch’io mangio la carne di altri esseri viventi. Animali che qualcun altro alleva e uccide per me.
Di carne ne mangio poca, è vero, ma la mangio.
E il buffo è che né io né nessun altro possiamo sentirci in colpa ogni qual volta entriamo in una macelleria, o in pescheria. L’universo è così, ci piaccia o meno.
Brutale.



7 commenti:

  1. Come hai ragione, Gabriele, la natura è anche spietata.
    È come quando gli adulti vedono, pensano ai bambini piccoli: «Che carini! Come sono belli! "Buoni!"» e chi più ne ha...
    Il bambino, purtroppo, non è "buono" come si pensa. Il bambino nasce egoista e prepotente, se fosse per lui farebbe piazza pulita e si terrebbe per sé tutto, dall'amore dei genitori agli oggetti che predilige. Con l'educazione e l'esempio, semmai, diventa un po' più "buono"e altruista, altrimenti...
    Come gli animali, però, il suo essere egoista e prepotente non è dettato da malizia.
    In questo il bambino, finché resta tale, è innocente, come gli animali in natura (come la tua gatta con quel povero uccellino).Ecco la differenza fra "il cucciolo d'uomo" e l'uomo.
    Ciao ciao
    sinforosa

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    1. I bambini si considerano al centro del modo ed esigono dagli adulti la massima considerazione e, naturalmente, non vogliono essere né trascurati né maltrattati. E' la loro natura e non si discute. Se cresceranno sorretti dall'affetto e da un'educazione intelligente diventeranno maturi e consapevoli. Altrimenti, da adulti, porteranno fino alla tomba le proprie ferite e i propri odiosi difetti.
      Come avrai notato, cara Sinforosa, nell'articoletto non ho fatto alcun accenno al libero arbitrio. So che sei credente e per te è un concetto importante (lo è specialmente per i cattolici, i protestanti sono più propensi a dare maggior importanza alla grazia). Non ho affrontato il problema perché avrebbe dato la stura a troppe domande difficili e angosciose.

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  2. La cosa che spesso mi lascia frastornato è la diversità. Che sia il comportamento della "buona" Macchietta, quello del mamba nero, della iena o dell'uomo (tralascio il mondo vegetale e quello materiale "inanimato") è che, se accettiamo quello che i ricercatori più moderni, che stanno già oltre i bosoni, affermano, a base di tutto, a livello sub-atomare quindi elettroni, fotoni ecc., le strutture sono ( lascio una finestra aperta con "dovrebbero essere") identiche. Cannibalismo insito nel dualismo dell'energia primaria? E chi o cosa detrmina le diverse forme che le strutture atomari prendono? Chi le gestisce? Chi è responsabile del bene e del male, del buono o del cattivo, dell'esistenza del tirannosauro sanguinario o del dinosauro erbivoro? Né Newton,né Descart e tanto meno Darwin con l'evoluziondne della specie, danno risposta a queste domande. "Eppur si muove"

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    1. Corrado, non ho le tue competenze scientifiche, so solo che la natura è quella che è e non possiamo cambiarla. Ognuno di noi è però responsabile dei propri atti. Siamo pertanto in grado, almeno nei riguardi dei nostri simili, di fare del bene o di fare del male. Quando però mangio una fettina di prosciutto sono come Macchietta. Brutale come lo è lei. Mi pongo di conseguenza una domanda molto ridicola: è moralmente accettabile tutto ciò? No, non lo è. E il cosiddetto creato, se davvero qualcuno lo ha creato, è sì mirabile dal punto di vista scientifico ed estetico, ma sconvolgente dal punto di vista etico, perché, pur non volendo, siamo alla fin fine tutti cannibali, come dici tu.

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    2. Gabriele , troppo esagerato parlare di comptenze scientifiche mie. Ahimé, non ne posseggo alcuna. Seguo solo con interesse chi le ha e le confronto.

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  3. Anche io mi sono trovata a fare le tue stesse riflessioni. E penso che in questo mondo, al di la di alcune battaglie "vegetariane", non potrà mai cambiare questa atrocità, che ogni giorno accade. Però dentro, ho sempre saputo che non sono fatta per essere così, per uccidere, ma anzi, sono fatta per sperare, per "far" vivere! Ed è stata una bella scoperta (ovviamente per me che credo nella Bibbia e in Dio), sapere che il Signore aveva e ha, un altro disegno in mente. All'uomo,come agli animali, aveva dato inizialmente solo la vegetazione come nutrimento, che si pensi sia letterale, o che si pensi sia "simbolico", il fatto che sia stato specificato nella Genesi, credo abbai una certa importanza, sul farci conoscere ancora di più Dio.E questo mi da tanta speranza e consapevolezza, sapendo che in fondo questa non è la Vera Vita. Per questo amo moltissimo la scrittura di Romani 8:18-21 (non sto a riportarla che già ho scritto un papiro :D ).
    Chiaramente la mia visione è la visione di una credente. :D
    A presto! e una carezzina a Macchietta! :)

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    1. Macchietta ti ringrazia, Vivy.
      I problemi sollevati in queste mie poche e misere righe sono particolarmente ardui. Uno, implicito, riguarda il libero arbitrio, un altro riguarda la cacciata dal paradiso terrestre, legato al primo. Il frutto della conoscenza sempre più credo riguardasse in verità la conoscenza del male. Aver disobbedito ha esposto l'uomo al dolore ma, e questa è forse l'unica consolazione, non abbiamo perduto il senso del bene e la consapevolezza che siamo anche in grado di farlo, così come purtroppo siamo in grado di fare del male. Certo, però, se non avessimo consistenza materiale, se fossimo pura essenza priva di materia, tutti questi problemi non si porrebbero. Non potremmo, almeno, recare dolore fisico e distruggere fisicamente gli altri esseri. I credenti sanno che una tale dimensione esiste, è l'aldilà. In tutta onestà non so se esista. Comprendo semplicemente che agire come se esistesse è già sufficiente a renderci un pochino migliori.
      Con simpatia.

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