venerdì 13 dicembre 2013

La politica, sport criminale?

Nel corso del XX secolo la politica ha mostrato come non mai d’essere a volte la più pericolosa e criminale attività cui l’homo sapiens possa dedicarsi.
Fu un secolo non privo di luci e di progressi in campo scientifico, tecnico e artistico. L’aereo, la radio, il cinema sonoro, i romanzi e i racconti di Ernest Hemingway, la penicillina, la televisione, l’energia atomica, l’elaboratore elettronico e, soprattutto, i bikini e la minigonna rappresentano conquiste oggettive e incontestabili della civiltà.
In campo politico, però, si sono registrati dei regressi stupefacenti. Due superbe porcherie chiamate guerre mondiali e l’avvento dei totalitarismi gettano ombre e sfiducia sul consorzio umano. Siamo davvero degli esseri intelligenti o la follia omicida è una disfunzione congenita dalla quale non riusciremo mai a liberarci?
Sono un inguaribile ottimista e credo che il mondo si trovi ancora nella sua infanzia. Deve crescere e quando sarà cresciuto l’attività politica diverrà pura e semplice buona amministrazione e non più, come invece sognava e predicava Niccolò Machiavelli, una squallida tecnica per conquistare e mantenere il potere.

I totalitarismi europei furono il contraccolpo della prima guerra mondiale, non vi è alcun dubbio. Quello cinese fu invece il risultato di una guerra civile durata vent’anni. Russia, Italia e Germania pagarono lo scotto per essersi avventurate nella grande carneficina. La Cina, se non veniva aggredita dal Giappone, avrebbe forse potuto scamparsela.
Furono, i totalitarismi, figli delle male erbe dell’Ottocento: il nazionalismo, che partorì i regimi totalitari di destra, e il marxismo, dalle cui viscere uscirono i regimi totalitari di sinistra.
Il nazionalismo in sé non è pernicioso. Inteso come senso della comunità, spirito di libertà dalle dominazioni straniere, autodeterminazione dei popoli, non presta il fianco a critiche. E infatti nessuno considera l’amor di patria un sentimento disdicevole. Ma se imbevuto di militarismo si tramuta con atroce intensità in nazionalismo bellicista, e sono dolori.
Il germe totalitario è invece insito nel marxismo. Nei messali scritti da Carletto da Treviri la dittatura del proletariato era obbligatoriamente prevista per realizzare il paradiso in Terra.
Mah, de gustibus...

Il totalitarismo ha bisogno di un piedistallo sul quale ergersi. Per il fascismo fu la nazione, per il nazismo fu la razza, per il comunismo fu la classe. Senza piedistallo non potrebbero esserci né dittatura né dittatori. Ciò perché il piedistallo altro non è che uno strumento propagandistico per conquistare il consenso delle masse.
Una volta affermatosi, il regime totalitario inizia a praticare l’omicidio su scala industriale, sia all’interno dei confini nazionali, eliminando gli oppositori o provocando carestie, sia all’esterno, scatenando le guerre.
Le guerre, se perdute, portano le dittature alla tomba. Così perirono fascismo e nazismo, trascinando con sé, purtroppo, milioni d’innocenti. Il regime sovietico si sfasciò in seguito ai tentativi di riforma compiuti da Mikhail Gorbaciov. Un comunismo dal volto umano, a quanto pare, non può esistere.
Uno sviluppo del tutto diverso ha avuto il totalitarismo in Cina. Morto nel 1976 Mao Tse Tung, i suoi successori hanno buttato alle ortiche Carlo Marx e ripristinato le libertà economiche, proprietà privata dei mezzi di produzione inclusa. Hanno cioè liquidato il comunismo e smesso d’ammazzare a profusione la gente.
Le innovazioni furono opera di Teng Hsiao Ping, uomo dalla spiccata mentalità pragmatica. Amava infatti ripetere: «Non ha importanza se i gatti sono bianchi o neri. L’importante è che acchiappino i topi». I risultati gli danno ragione. Da anni l’economia cinese cresce a ritmi impressionanti e il partito unico (comunista?) ha mantenuto il potere.
Si prevede che lo manterrà a lungo. Cavallo che vince non si cambia. E certo per noi europei sarebbe paradossale scoprire che possano esistere dittature dal volto (quasi) umano.
Ah, magari lo fosse anche l’Unione Europea, quasi umana.


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2 commenti:

  1. Da qualche decennio osservando "dal mio punto di vista" gli andamenti economici e politici, rafforzo la convinzione che capitalismo e comunismo (o socialismo) esasperati sono componenti vettoriali che si sviluppano su una circonferenza. All'inzio opposte, alla fine s'incontrano con gli stessi risultati catastrofici. Ammiro l'ottimismo ma l'EGO spadroneggia, perché? Per un sano principio naturale che guida l'essere pensante: vivere meglio faticando di meno, arricchirsi subito senza dare nulla eccetera. Per cui è più facile rubare che sudare, tutti abbiamo voglia di comandare, nessuno di ubbidire, avere senza dare, eccetera. Cosa ne é degli onesti che provano a vivere un rapporto equilibrato? La politica dovrebbe proteggerli ma i politici convinti e intenti a fare valere i loro principi (chiamiamoli pure ideali) si divertono a spennarli creando quel sentimento di rivolta che favorisce il germoglio totalitario con il furbo (anche lui ha un ideale) pronto a cavalcare la tigre del malcontento. E non scordo mai D'Alembert. Un piccolo esempio lampante: Distrutto il dittatore Saddam, dove sta oggi l'Irak "liberato" dai cavalieri di democrazia e libertà? Oso inoltre dire che l'uso sfrenato o meglio l'abuso di benessere e libertà è una dele condizioni che genera la catastrofe non rispettando il principio che sancisce che la propria libertà finisce dove inizia quella del mio vicino e che se volgio avere latte non solo devo mungerre ma nutrire la povera bestia. Sono cosciente di aver divagato sulla tematica, ma ogni tanto la bile provoca una reazione "dittatoriale".

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    1. No, Corrado, non hai affatto divagato. Hai sollevato, come al solito, questioni che meritano un'attenta riflessione. A mio modesto parere l'illusione che la politica possa e debba migliorare le sorti dell'umanità è stata diffusa dall'Illuminismo. La politica, invece, può essere dannatamente pericolosa e dobbiamo imparare a mostrare la massima diffidenza nei suoi riguardi (cioè verso le ideologie, specie se salvifiche, verso i politicanti, verso i salvatori della patria di ogni risma, verso i poteri pubblici).
      Illudersi è sempre un errore. Sappiamo, no, com'è finita la rivoluzione francese. Un ufficialetto d'artiglieria prese il potere e si mise a fare l'Hitler ante litteram. Malgrado ciò, la rivoluzione francese viene ancora considerata come una pietra miliare del progresso storico. Alla faccia del bicarbonato di sodio, direbbe Totò.

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