Carta o ebook?
Questo è il dilemma.
No, non è così, in verità il dilemma non esiste. Il libro stampato ha i giorni contati. Il futuro è nell’ebook.
Le ragioni per cui do alla domanda una risposta tanto secca derivano tutte dalle mie personali esperienze di lettore e di scrittore.
Come lettore devo dire che con me la carta ha chiuso. Dal febbraio 2011, quando più che altro per curiosità acquistai in un supermercato una tavoletta cinese da sei pollici e centocinquanta grammi di peso, ho smesso del tutto di leggere volumi a stampa.
Perché?
Be’, perché usare l’ereader è più comodo. Innanzitutto è leggero, sebbene straordinariamente capiente. Tanto capiente da contenere centinaia di titoli. E poi mi godo il privilegio di scegliere a piacimento la grandezza del carattere, senza perciò essere costretto a rovinarmi la vista per colpa di miserabili corpo undici impressi su scadente carta da imballo spacciata per ‘‘ecologica’’.
Se dunque tutto ciò vale per me, non capisco per quali motivi chi mette le mani su un dispositivo simile al mio non debba cambiare le proprie abitudini di lettura (fanno naturalmente eccezione coloro che non hanno un computer e una carta di credito, o, pur avendo l’uno e l’altra, sono poco inclini a subire il fascino e i vantaggi delle novità).
Come autore il discorso è più o meno lo stesso. Dei miei quattro titoli usciti in versione cartacea – escludendo il primo, ‘‘Commedia all’italiana’’, apparso nel ’99 – tutti gli altri sono stati stampati con i piedi e la loro veste grafica fa pertanto storcere il naso, e ciò in piena armonia con l’incorreggibile principio editoriale secondo il quale il compratore è un pollo da spennare vivo o morto.
Ma l’aspetto davvero importante che, in quanto autore, non posso trascurare riguarda la caratteristica saliente del mercato librario. E’ un mercato dove si applica una sola tecnica di marketing, tutta incentrata sul fatto che le vendite dipendono dalla tiratura.
Ciascun editore pubblica ogni anno un elevato numero di titoli, però con basse tirature medie. La stragrande maggioranza dei titoli che giungono in libreria non ha quindi alcuna possibilità di emergere, poiché deve competere in tempi ristretti con troppi concorrenti.
A tal proposito poco importa se il titolo è sorretto o meno dal marchio di una casa editrice di rilievo. Piccolo o grande che sia l’editore, la tiratura media è sempre bassa. Ne deriva che nessun autore, salvo che non abbia un nome già noto in questo o quel campo, venderà un alto numero di copie.
Il grande editore può tuttavia, a sua scelta, imporre due o tre titoli l’anno rifornendo di continuo librerie, supermercati e autogrill con pile di volumi. La presenza massiccia e continuata degli stessi titoli nelle vetrine e sugli scaffali condiziona il pubblico e determina il successo di vendita. Ecco perché anche dei perfetti sconosciuti riescono a vendere milioni di copie.
Con l’avvento del libro elettronico tutto quanto or ora descritto volgerà al termine.
Le ragioni sono elementari. Chi ama leggere avrà a disposizione per un tempo illimitato qualunque titolo. La scelta a lui possibile visitando i bookstore presenti su internet, o i siti degli editori, è infinitamente maggiore di quella offertagli dai librai e dai supermercati. Gli basta un clic e in tempo reale, come suol dirsi, legge le anteprime, ossia le prime pagine dei libri, e seleziona gli ebook da acquistare.
Gli autori, di riflesso, godono delle medesime opportunità. I loro ebook rimarranno sempre esposti nelle vetrine delle librerie telematiche – o, se vi pare, sui monitor dei computer – e a fare la differenza tra un titolo e l’altro non sarà più l’altezza delle pile di carta depositata sui banconi, ma la qualità dei testi.
E’ di fondamentale importanza, per gli scrittori, che le prime pagine di ogni libro i lettori abbiano la facoltà di leggerle standosene seduti nel dolce tepore di casa e comprare soltanto ciò che trovano di loro gradimento. A scatola non chiusa, verrebbe da dire.
Non a caso corposi brani dei miei noir ‘‘Un buon sapore di morte’’ e ‘‘Commedia all’italiana’’ appaiono su Smashwords, mentre l’inizio de ‘‘Il destino, forse’’ è su Calameo. Sono perfettamente consapevole che in tal modo mi espongo a una sana concorrenza, basata per intero sulla qualità della scrittura, anziché distorta da un mercato editoriale nel quale nuotano squali e pesciolini.
L’unico intralcio alla massiccia diffusione dei libri elettronici è costituito dai prezzi di vendita, talora eccessivi. Un ebook non deve costare più di tre o quattro euro. Prezzi superiori favoriscono soltanto le pirateria e ritardano la crescita del nuovo mercato. Non per niente ho pubblicato due romanzi con Meligrana Editore, che li mette in vendita a due e novantanove, e pubblicherò con lui ogni altro mio nuovo libro.
Carta?
Concordo in pieno Gabriele. Purtroppo da noi ancora la mania del lettore elettronico non è scoppiata (ancora?), del resto non c'è da meravigliarsi. Io che uso un Kindle per leggere ho pubblicato su Amazon e Lulu, aggirando per il momento gli editori. Al momento vedo solo un ostacolo (superabile), che è quello di un formato universale perché chi come me, pubblica con i portali deve fare un lavoro massacrante di "cambio formato" per ogni lettore elettronico.
RispondiEliminaIn tutta onestà, caro Enrico, se ne fossi capace sarei ben lieto anch'io di aggirare gli editori e autopubblicarmi. Come mai, mi chiedo infatti, chi pubblica da sé vende un numero di copie infinitamente più alto di quelle che vendo io. La risposta sgorga spontanea: loro possono controllare le vendite, io no.
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