C’è chi sostiene che scrivere non sia un mestiere ma un modo di vivere.
E’ un’affermazione estrema, d’accordo, esagerata. Tuttavia, non del tutto falsa.
Vediamo perché.
L’autore di romanzi e racconti è un artigiano, su questo non ci sono dubbi. Il suo lavoro consiste nel forgiare un genere molto particolare di materia per ricavarne testi capaci di catturare la mente e il cuore del lettore.
La materia è l’immaginazione. Le parole, invece, sono lo strumento.
E’ impossibile quindi negare che lo scrittore, come ogni altro artigiano, abbia innanzitutto il dovere di acquisire le abilità necessarie a usare lo strumento e maneggiare la materia. Per riuscirci ha bisogno di esperienza. Deve insomma impratichirsi nell’uso dei ferri del mestiere.
In altre parole, s’impara a scrivere scrivendo. L’apprendistato gli è indispensabile come lo è per il sarto, il fornaio, il muratore.
Qui però finisce ogni somiglianza con tutte le altre professioni.
Il narratore infatti non riuscirà mai a scrivere prosa accattivante da divorare con passione se non si lascia lui stesso coinvolgere in prima persona dalle vicende che racconta. Nessun autore riuscirà cioè ad avvincere i lettori se lui per primo non viene avvinto dalla materia che sta forgiando. Il suo coinvolgimento dovrà essere totale, altrimenti non avrà alcuna speranza di suscitare interesse. Deve metterci l’anima e il sangue.
Questa singolare caratteristica del prosatore – questa condanna, potremmo dire – rende unico il suo lavoro. Ed è in questo senso che scrivere diventa un modo di vivere.
Per meglio comprendere le mie affermazioni può forse essere utile riportare un esempio concreto. Uno dei più grandi geni letterari del XX secolo, Georges Simenon, confessò una volta in una intervista televisiva d’avere l’abitudine d’immergersi nei suoi personaggi in maniera assoluta. Perciò, se stava scrivendo di un malato di cuore, ne imitava durante la giornata i comportamenti. Ai figli la cosa non sfuggiva e chiedevano alla moglie: ‘‘Ma cosa succede a papà?’’.
‘’Niente’’, rispondeva lei, ‘‘sta scrivendo un romanzo con protagonista un malato di cuore’’.
scrivere è una dote; scrivere è porgere al mondo la propria anima sversandola con passione sul nudo papiro; scrivere è donare se stessi al lettore.
RispondiEliminain quanti, con coscienza, possono oggi definirsi scrittori?!
Di bravi scrittori ce ne sono tanti, anche se molti di loro sono completamente ignoti. Naturalmente, non basta scrivere una bella storia e non basta nemmeno scriverla bene, bisogna pur metterci qualcosa dentro.
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